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Covid-19, ecco come ha peggiorato le nostre abitudini alimentari

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Tra i tanti riflessi che il Covid-19 ha apportato sulla nostra salute, vi è anche un aspetto meno dibattuto ma sempre più grave: il peggioramento delle nostre abitudini alimentari.

Il lockdown ha infatti indotto sempre più persone a trascorrere più tempo in casa, riducendo i propri rapporti sociali e preferendo così un comodo rifugio tra la cucina e il soggiorno, spesso alle prese con i tentativi di riempire e svuotare le proprie dispense.

Ed è proprio in questo contesto che, secondo uno studio pubblicato poco fa sull’ultimo numero dell’International Journal of Eating Disorders, che sono cresciuti i problemi di anoressia e di bulimia nelle persone che già ne soffrivano prima delle misure di isolamento e di distanziamento sociale.

A confermare tali valutazioni è stato anche il sito ilfattoquotidiano.it, che ha intervistato la psicologa clinica Anna Ogliari, presso il Centro Disturbi Alimentari dell’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano, e che ha ribadito come durante i primi mesi di pandemia l’attenzione clinica nei confronti di tali disturbi sia cresciuta. E che, in fondo, tale crescita non ha fatto altro che sollevare il numero di richieste di aiuto presso i centri specializzati, soprattutto da parte di genitori di bambini e di adolescenti.

L’isolamento sociale ha peggiorato il nostro rapporto con il cibo

Tornando allo studio succitato, i ricercatori sottolineano come molti pazienti che soffrivano di anoressia durante il lockdown abbiano ristretto ulteriormente le proprie abitudini alimentari, mentre coloro che soffrivano di bulimia nervosa hanno riferito un incremento degli episodi di “abbuffata”.

Insomma, l’isolamento sociale in quelle persone che già soffrivano di tali problemi, ha evidentemente contribuito a peggiorare la situazione, stimolando le ricadute di chi era già in cura e, inoltre, contribuendo all’insorgenza di tali pregiudizi in persone che prima non ne soffrivano.

Perché le misure di isolamento hanno pregiudicato il nostro benessere

Ma perché il lockdown sembra aver nuociuto a tale situazione?

Secondo gli esperti l’isolamento sociale ha incrementato il rischio di ricaduta, o ha comunque peggiorato di disturbi dell’alimentazione per diversi motivi. È infatti possibile che il timore di divenire “vittime” di un contagio sia stato associato alla sensazione di non disporre più del controllo della propria situazione, con conseguente incremento delle restrizioni alimentari o, di contro, con un aumento degli episodi di alimentazione incontrollata.

Qualsiasi disturbo alimentare è infatti determinato da diverse cause di natura biologica, psicologica e sociale, che interagiscono tra di loro generando un quadro clinico che spesso è molto complesso. In tale scenario agiscono poi dei fattori scatenanti, che possono contribuire ad acuire le difficoltà sopra riassunte, o generarne di nuove: è il caso del periodo di lockdown, che ha alimentato particolari momenti di stress favorendo una maggiore concentrazione sull’immagine di sé, e lasciando più tempo a disposizione per poter riflettere, e far emergere diversi comportamenti disfunzionali.

Quando rendersi conto che qualcosa non va

Purtroppo, non sempre è facile cercare di comprendere quando qualcosa non stia andando per il verso giusto, fino al momento in cui, effettivamente, si manifestano i sintomi più gravi.

Alcuni campanelli di allarme possono tuttavia essere i cambiamenti delle proprie abitudini a tavola, con alcune persone che mangiano meno del solito giustificando il proprio comportamento con la sensazione di pienezza. Oppure, di contro, trasformando il cibo in una vera e propria ossessione, tanto da cercarlo ovunque non solamente sulla tavola della cucina e in dispensa, quanto anche in “tv”, con le trasmissioni degli chef che diventano un vero e proprio must da seguire quotidianamente.

Un altro segnale di attenzione dovrebbe essere esercitato nei confronti del proprio fisico. A volte si ricorre ad un’estenuante attività fisica, con percorsi fai-da-te che di frequente determinano più pregiudizi che benefici.

In tutti questi casi è opportuno rivolgersi a un team di specialisti che possa permettere di diagnosticare correttamente il problema, e agire tempestivamente per la sua risoluzione.

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Basilio Petruzza ha conseguito la laurea triennale in Lettere, indirizzo Musica e Spettacolo, e la laurea magistrale in Dams, indirizzo Teatro-Musica-Danza. È uno scrittore e blogger, ha pubblicato due romanzi e ha un blog.