L’obesità è sempre più oggetto di attenzione da parte del mondo medico e la sua progressiva diffusione preoccupa, tanto da essere definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità un’ “epidemia globale”.
Essere “oversize” non rappresenta solo un problema estetico, ma è soprattutto la causa di numerose patologie croniche, metaboliche, cardiovascolari, oncologiche, che causano ogni anno circa il 60% di tutte le morti e rappresentano quasi la metà di tutti i problemi di salute pubblica nel mondo.
E quando diabete e obesità vanno di pari passo, convergono in un’unica malattia, definita “diabesity“, “diabesità”, dalla crasi tra i due termini. Le proiezioni dell’Oms prevedono per il 2015 circa 2,3 miliardi di individui in sovrappeso, più di 700 milioni di obesi e parallelamente più di 300 milioni di diabetici.
Non stupisce quindi che, alla luce di questo scenario, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, abbia illustrato la propria “ricetta” per il trattamento di questi pazienti, nel corso della presentazione del decimo volume della collana “Quaderni del ministero della Salute“, dedicato nello specifico ai temi dell’obesità e del diabete melillo, durante la conferenza “Appropriatezza clinica, strutturale, tecnologica e operativa per la prevenzione, diagnosi e terapia dell’obesità e del diabete mellito”.
“Questo Quaderno – ha sottolineato Fazio nella sua prefazione al volume – testimonia da un lato la piena consapevolezza del Ministero della Salute dell’estrema rilevanza della tematica e, dall’altro, l’intenzione di fornire gli elementi necessari a definire i criteri di appropriatezza (clinica, strutturale, tecnologica e operativa) per la prevenzione dell’obesità e del diabete, e il raggiungimento della migliore efficacia terapeutica e assistenziale“. Perché in Italia, ha spiegato il Ministro, mancano reparti attrezzati a misura di obeso negli ospedali, mezzi di trasporto in grado di accoglierli, una rete assistenziale sul territorio che garantisca continuità nel percorso riabilitativo.
Per questo il ministero della Salute sta portando avanti un progetto che prevede una rete di assistenza territoriale in grado di offrire i vari accertamenti diagnostici e l’intervento di clinici qualificati nelle varie specialità, a seconda dei livelli di gravità della patologia. Alle porte della rete c’è il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta, a un livello successivo i Servizi di igiene alimenti e nutrizione (Sian) e, a seguire, l’ambulatorio polispecialistico, il day hospital, la riabilitazione domiciliare intensiva e alla fine il ricovero per acuti.
“Troppo spesso vediamo pazienti rifiutati dai reparti di riabilitazione specialistica perché gravemente obesi e non accettati dai reparti di riabilitazione per l’obeso perché complicati da patologie specialistiche soprattutto respiratorie“. A sostenerlo Antonio Liuzzi, coordinatore del Rapporto sull’Obesità in Italia dell’Istituto Auxologico, giunto alla settima edizione. Sarebbe dunque indispensabile non solo una rete di strutture sul territorio collegate tra di loro per garantire la continuità dei processi, ma anche la realizzazione di “Ospedali per obesi”, dove il paziente che soffre di Diabesity possa essere seguito da personale idoneo a seguire situazioni cliniche così complesse.
Roberta Ragni