Non è celiachia, ma ne condivide la causa, anche se con effetti diversi dal punto di vista molecolare e della risposta immunitaria. È la cosiddetta sensibilità al glutine (gluten sensitivity), un disturbo causato dall’intolleranza a questa proteina e che riguarda almeno 3 milioni di italiani.
Se, fino ad oggi, si pensava che la sensibilità al glutine non esistesse, grazie ad uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della School of Medicine dell’Università di Baltimora, guidati da Alessio Fasano, e della Seconda Università degli Studi di Napoli, guidati da Anna Sapone si è giunti invece a definirne cause e sintomi.
Pare che, oltre alla componente genetica, grande ruolo giochi l’alimentazione e, in particolare, il fatto che il grano che oggi consumiamo contenga il 12% di glutine in più rispetto al normale: “In queste frazioni di glutine esistono componenti tossiche che rendono difficile la vita ai soggetti border line per la celiachia“, sostiene Ciro Vestita, docente presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Le differenze tra le due patologie sono molteplici: l’ipersensibilità al glutine è legata ad un sistema autoimmune innato, a differenza della celiachia, che si basa sul tentativo dei nostri anticorpi di adattarsi alla presenza di questa proteina. Inoltre, le mucose intestinali di questi pazienti sono sane e non danneggiate come nei casi di celiachia ed è proprio da questo che nasce la difficile diagnosi della malattia. Infine, la reazione dell’organismo: in caso di ipersensibilità è immediata (poche ore o al massimo giorni), mentre nella celiachia i danni possono manifestarsi anche dopo anni.
I sintomi sono quelli tipici di chi soffre di colon irritabile: gonfiore, dolore addominale, mal di testa, depressione, vuoti di memoria. Si tratta dunque di una vera e propria intolleranza del nostro organismo verso questo grano “artificialmente arricchito” e le soglie di tolleranza possono essere diverse da individuo a individuo, aumentando o diminuendo (fino anche a scomparire) nel corso della vita.
“Un problema ignorato per anni. Pensavamo che i benefici legati al taglio del glutine dalla dieta di queste persone fossero dovuti all’effetto placebo, ma non è così“ spiega Fasano. “È una ricerca che cambia completamente l’inquadramento di questi disturbi. Abbiamo dimostrato che esiste un’entità clinica distinta dalla celiachia per patogenesi e geni coinvolti”.
Eleonora Cresci