Dati allarmanti sull’obesità sono stati diffusi dall’Ocse nell’ultimo rapporto “Obesity and the economics of prevention: fit not fat“.
Quasi il 50% della popolazione mondiale è in sovrappeso e gli Stati Uniti sono in testa alla classifica.
L’indagine Ocse è partita dall’analisi delle malattie croniche, considerate attualmente la principale causa di disabilità e di morte nel mondo. Esse colpiscono persone di tutte le età e classi sociali, anche se sono più comuni in età più avanzata e fra le persone socialmente svantaggiate. Nel 2005, secondo l’Ocse, dei 58 milioni di morti che si sono verificati nel corso dell’anno, circa 35 milioni, ossia il 60%, erano dovuti a cause croniche.
E qui subentra il problema obesità. La maggior parte dei decessi infatti sono stati causati da disordini cardiovascolari e diabete (32%), da tumori (13%) infine da malattie respiratorie croniche (7%). Cifre destinate a crescere nei prossimi anni.
E sarebbero proprio la cattiva alimentazione, la vita sedentaria e l’obesità i fattori responsabili di una parte considerevole delle malattie croniche e della mortalità indicate. Lo studio dell’Ocse ha messo insieme mortalità e obesità in Europa e Nord America. Si tratta della più grande indagine svolta in quest’ambito, coinvolgendo quasi un milione di persone. Dall’incrocio dei dati, si è dunque giunti a questa conclusione: la mortalità aumenta vertiginosamente, del 30% per ogni 15 kg di peso in eccesso.
Da un punto di vista strettamente economico, gli obesi costano ai sistemi sanitari nazionali il 25% in più rispetto alle persone normopeso. Dai dati dell’Ocse è emerso anche che Usa e Regno Unito hanno la più elevata concentrazione di obesi: gli Stati Uniti sono al 1° posto, il Regno Unito al 5°, mentre l’Italia è al 27° posto, con il 9% di obesi tra le donne e l’11% tra gli uomini, contro la media Ocse del 16% per gli uomini e del 17% per le donne.
Francesca Mancuso