Sarebbero circa ottanta le persone coinvolte, di cui venti casi accertati e dodici finiti in ospedale, con febbre persistente e spossatezza. Il bilancio è fornito dall’Usl e riguarda una tossinfezione alimentare che ha colpito, in Valle d’Aosta, alcuni partecipanti ad una cena della rassegna ‘Saveurs en musique’.
Sotto accusa il parassita ‘Clonorchis synensis’, individuato in un piatto di trota iridea in carpione servito il 24 luglio scorso in un ristorante della Bassa Valle.
“Nei primi giorni abbiamo brancolato nel buio – ha dichiarato l’assessore alla Sanità, Albert Laniece – ma una volta individuata la causa siamo arrivati alla terapia nel giro di una settimana. La guarigione è possibile nel giro di 3 o 4 giorni”.
Tuttavia, anche se non ne è stata accertata ancora la provenienza, dalle indiscrezioni è emerso che che il pesce è stato acquistato da un distributore di Bolzano. Al momento “sono in corso le indagini per risalire alla filiera”, ha assicurato il dottor Antonio Traverso. E intanto il lotto del pesce interessato è stato sottoposto a sequestro cautelativo.
Secondo alcune stime, in Italia i primi due casi riscontrati nell’uomo risalgono al 2003 per consumo di pesce crudo pescato nel lago Trasimeno. Quattro anni più tardi, inoltre, si è verificato un episodio epidemico tra 21 persone a seguito del consumo di tinca pescata nel lago di Bolsena.
“Se fosse confermato che si tratta di clonorchis sinensis, ci troveremmo davanti a un ulteriore preoccupante effetto della globalizzazione alimentare. Questo verme parassita è infatti tipico del pesce di acqua dolce asiatico, in particolare di Cina e Sud-Est Asiatico”.
A lanciare l’allarme è invece Maria Caramelli, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico del Piemonte, che sta compiendo tutte le analisi sul pesce responsabile dell’intossicazione.
La specialista fa anche sapere che “domani mattina” arriveranno i risultati e “vedremo se si tratta effettivamente di clonorchis o di opis torchis, un parassita del pesce crudo che è già stato segnalato invece nel nostro Paese e nell’Europa dell’est”.
Al parere dell’esperta pare che entrambi i parassiti siano comunque altamente dannosi per l’organismo.
“Entrano nel fegato – spiega – e nelle vie biliari provocando lesioni difficilmente diagnosticabili. I sintomi possono essere l’ingrossamento del fegato, la colecistite, dolore al fianco destro, ittero e febbre. Va detto però che il contagio non avviene tra uomo e uomo, ma solo mangiando il pesce contaminato, crudo o poco cotto”.
Dal dilagare della sushimania: appetizer orientali (ma guai a chiamarli così in presenza di giapponesi) sempre più comuni anche negli happy hour nostrani, fino al sashimi ai boquerones en vinagre, variante iberica delle nostre alici marinate, passando per i carpacci di tonno e pesce spada, bisogna dunque stare allerta dai numerosi rischi che il consumo di pesce crudo comporta.
Perciò, ecco qualche mini-regola da sapere prima di acquistare, mangiare o preparare pesce crudo.
Indice
Riconoscere il pesce fresco
Riconoscere il pesce fresco richiede attenzione ad alcune ‘caratteristiche’. L’occhio del pesce deve essere convesso, all’infuori, non piatto e infossato; le squame e la pelle devono essere brillanti e mai coperte da muco; se è possibile toccare il pesce, è bene dare uno sguardo alle branchie che devono essere di colore rosso vivo, senza presenza di muco, indice di un pesce non proprio fresco. Infine l’odore, che è sempre il primo segnale di una conservazione ottimale.
Anisakis vade-retro
Il rischio di parassiti, anche se marginale, c’è. L’Anisakis è una famiglia di parassiti che può infestare con le sue larve numerose specie ittiche, come sardine, aringhe, acciughe, sgombri, totani e calamari. Sono simili a vermicelli filiformi, lattiginosi e lunghi pochi millimetri. Una volta ingerita, la larva spesso muore e non dà sintomi in altri casi può provocare nausea, vomito, dolori addominali e febbre. I rischi, quando le larve sono tante, può aumentare, fino a dar luogo, in casi estremi, alla perforazione della parete gastrica.
La crudità take away
Ostriche, cozze, capesante e vongole devono per legge essere vivi e vitali al momento dell’acquisto. Come riconoscerli? Le conchiglie devono presentarsi ben chiuse, mentre quelle aperte devono mostrare piccole contrazioni, ad esempio a seguito della stimolazione con una forchetta. E’ bene acquistare i molluschi in confezioni chiuse e verificare la data di confezionamento. Ricordia, peraltro, che l’odore dei piacevoli frutti di mare deve corrispondere a un gradevole profumo di mare. Non sono da acquistare mai molluschi sporchi di fango, di sabbia, di alghe o che siano immersi in acqua al momento dell’acquisto.
Marinatura: attenzione!
Perché non fa piazza pulita dei parassiti, Anisakis compreso: aceto e succo di limone non devitalizzano le larve. Ma per non dire addio a queste delizie e scansare ogni dubbio, possiamo congelare il pesce per un giorno nel frigo di casa.