Ogni volta che la bilancia inizia a chiedere “pietà”, la prima mossa è sempre quella di eliminare dalla dieta i carboidrati e, in particolare, pane e pasta. Niente di più sbagliato! Pane e pasta, infatti, sono ricchi di una preziosa vitamina: la B9.
La vitamina B9 (o acido folico) non viene prodotta dall’organismo ma deve essere assunta con il cibo. Si trova in abbondanza in alcuni alimenti come le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga), le arance (e il succo di arancia dal concentrato), i legumi, i cereali, limoni, kiwi e fragole, e nel fegato.
Negli ultimi decenni, l’acido folico, è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale. Durante la gravidanza, quindi, il fabbisogno di folato si raddoppia perché il feto utilizza le riserve materne.
Anche se il suo ruolo non è conosciuto nei dettagli, la vitamina B9 è essenziale per la sintesi del DNA e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina ed è particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come, appunto, i tessuti embrionali.
L’acido folico contribuisce, inoltre, a prevenire altre situazioni di rischio alla salute: abbassa i livelli dell’aminoacido omocisteina, associato al rischio di malattie cardiovascolari e infarti.
La dieta mediterranea, per com’è strutturata, apporterebbe la giusta quantità di acido folico. Il problema è che negli ultimi anni il consumo di pane e pasta si sta contraendo sempre di più proprio perché questi alimenti sono i primi ad essere banditi dalle diete ipocaloriche, soprattutto dalle giovani donne. Proprio le giovani donne, però, avrebbero necessità di assumere vitamina B9 nel giusto quantitativo perché in età fertile.
In America – per sopperire alle mancanze dell’alimentazione del popolo anglosassone – da anni vengono usate per legge delle farine “fortificate” che contengono proprio vitamina B9. Pane, pasta e vegetali,infatti, nella dieta degli inglesi o degli americani, sono quasi assenti a favore di un consumo prevalente di grassi e proteine.
Se si facesse la stessa cosa in Italia, si rischierebbe di dare cibo vitaminizzato anche a chi non ne ha bisogno facendo correre dei rischi inutili ad una parte di popolazione. Esistono, infatti, delle complicazioni dovute all’assunzione di quantitativi elevati di acido folico: malattie neurologiche e stati di irritabilità.
Dalle tesi del meeting di Roma è emerso che, probabilmente, la soluzione migliore sarebbe quella di far assumere degli integratori a chi ha bisogno di una dose maggiore di acido folico, il problema, però diventa la disponibilità della persona ad assumere un “farmaco”.
Noi crediamo che la soluzione sia una sola e pure semplice: seguire un’alimentazione corretta e bilanciata. Ovvero, la dieta mediterranea!
Silvia Pluchinotta