caffè

Perché il caffè fa bene al cuore

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Riduce le probabilità che compaia il diabete di tipo 2, non provoca nel consumatore abituale un aumento della pressione o un rischio di patologie cardiovascolari, migliora il livello di attenzione e stimola la digestione.

Bere caffè, insomma, non fa male. L’importante è non esagerare. Tenendo a mente che la caffeina è presente anche ne tè, nel cioccolato e nella cola, in una persona sana il limite massimo di caffeina non dovrebbe superare i circa 300 mg al giorno, pari a circa 4 mg per chilo di peso.

Spiega Marcello Ticca, libero docente in Scienze dell’alimentazione dell’Università di Roma: “La caffeina è un alcaloide, una sostanza psicostimolante, ma non dà dipendenza né assuefazione. Al contrario esiste una tolleranza, e infatti nei bevitori abituali gli effetti sono più blandi che in quelli occasionali”. Così, se chi non ha particolari patologie può bere fino a 4 tazzine di caffè al giorno, a chi “ha un’ulcera o soffre di gastrite acuta, reflusso gastroesofageo, ipertiroidismo o malattie renali croniche si consiglia di evitare il caffè o di ricorrere al decaffeinato”.

Ma caffè non è solo sinonimo di caffeina. Esso contiene anche potassio e magnesio e molti antiossidanti, come l’acido clorogenico, che ostacola anche l’assorbimento del glucosio nell’intestino, abbassando un po’ la glicemia postprandiale. “Qualche precauzione in più negli anziani – precisa Ticca – più sensibili all’azione della caffeina, e nelle persone con dieta povera di calcio perché il caffè aumenta la perdita di questo minerale con le urine”.

E, se non vi basta, leggete i 7 miti da sfatare sulla caffeina.

Germana Carillo

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di wellme per tre anni, scrive per greenMe da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania