Spesso, soprattutto nelle ricette culinarie, si sente parlare del latte condensato, ma di cosa si tratta? Cosa ha di diverso dal latte fresco? Ma soprattutto, ha effetti negativi sulla nostra salute oppure no?
Il latte condensato è stato inventato nel 1827 da Nicolas Appert ma fu perfezionato dall’americano Gail Borden. In pratica, è un latte cui è stato ridotta, attraverso il calore, la parte di acqua (circa l’86/88%) e aggiunto dello zucchero. Si pensi che per ottenere un chilo di latte condensato servono dai 2,1 ai 2,3 litri di latte fresco.
Ma come si ottiene il latte condensato?
Il latte viene fatto bollire per eliminare i possibili germi e batteri e poi viene addensato stando attenti a non superare la temperatura di 40-80 gradi per evitare la reazione di Maillard, cioè quella che porta all’imbrunimento degli zuccheri (procedura utilizzata invece per ottenere la salsa mou). Dopo aver addensato il latte, il prodotto ottenuto viene messo in barattoli oppure in tubetti e poi si procede ad una ulteriore sterilizzazione.
Questa procedura, però, trasforma il latte condensato in una vera e propria bomba calorica a causa di un forte aumento di proteine, grassi e zuccheri. Le cifre parlano molto chiaro: 100 grammi di prodotto contengono 321 kcal rispetto alle 64 kcal che contiene il latte intero.
Gli esperti quindi invitano a moderarne il consumo che è fortemente sconsigliato per i pazienti che soffrono di diabete o di disturbi cardiovascolari.
Anche se il latte condensato viene per lo più utilizzato per realizzare alcune ricette brasiliane e spagnole, in origine questo prodotto è stato creato per avere un latte che potesse essere conservato senza problemi in periodi particolari, come può essere quello di una guerra, oppure per essere consumato in zone geografiche dove è complicato far giungere latte fresco.
Quindi a parte l’alto tasso calorico non ci sono controindicazioni all’uso di latte condensato. Attenti però a non abusarne, potrebbe risentirne il vostro girovita!
Lazzaro Langellotti