È possibile subire una modifica della propria personalità attraverso l’assunzione di un cibo? Sì, se si tratta dei cosiddetti “funghetti allucinogeni“, contenenti una sostanza, la psilobacilina, che ha effetti stupefacenti e la cui presenza è riscontrabile in alcune varietà di funghi.
E proprio questi funghi sono stati i protagonisti di un esperimento svolto dai ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora, guidati dallo psichiatra Roland Griffhits. Lo studio è stato poi pubblicato sul Journal of Psychopharmacology.
I ricercatori hanno reclutato un gruppo di 51 volontari, ai quali è stata somministrata una dose di psilobacilina. Successivamente i partecipanti all’esperimento sono stati invitati a sdraiarsi su una poltrona con una mascherina sugli occhi e una cuffia con musica nelle orecchie, per essere agevolati nell’estraniarsi dal contatto con l’esterno ed avere la possibilità di concentrarsi sulle proprie sensazioni, proprio come fa chi assume sostanze stupefacenti.
Il comportamento di questi volontari è stato poi monitorato dai ricercatori per tutto l’anno successivo. Gli studiosi hanno evidenziato che 6 persone su 10 rivelavano modifiche nel campo dell’immaginazione, dei sentimenti, delle idee astratte, dell’estetica.
Era possibile riscontrare in loro una maggiore apertura mentale e questo dato è stato attribuito all’influenza degli allucinogeni, poiché, come chiarisce il Profesor Griffhits “Dopo i 30 anni la personalità non cambia più in maniera significativa; inoltre, il grado di apertura mentale in genere diminuisce con l’età. Ed è probabile che si tratti di modifiche permanenti, visto che le abbiamo trovate anche dopo più di un anno dall’esperimento“.
È stato sottolineato inoltre che i cambiamenti più evidenti si sono riscontrati in chi ha avuto un’immersione di carattere quasi “mistico” nell’esperienza vissuta, circondandola di un carattere di sacralità. Le modifiche subite dalle personalità individuali, tuttavia, hanno avuto anche dei risvolti negativi, come evidenzia il Professor Griffhits “Alcuni partecipanti hanno manifestato paura e ansia durante il periodo di effetto della psilocibina. Nessuno si è fatto male o è mai stato in reale pericolo, ma in un contesto di assunzione di allucinogeni meno controllato il rischio di comportamenti pericolosi, anche nei confronti di se stessi, non è da sottovalutare“.
Per questo motivo non è superfluo affermare che un’eventuale decisione di assunzione autonoma di questa sostanza – la cui somministrazione ai volontari è stata autorizzata dal comitato etico dell’Università – espone a rischi considerevoli di modifiche comportamentali, poi difficilmente gestibili.
L’esperimento ha invece aperto strade importanti nel campo della valutazione dei possibili impieghi terapeutici della psilocibina: la sostanza potrebbe infatti rivelarsi utile nel trattamento delle sindromi depressive di pazienti affetti da tumore, e nell’aiuto ai fumatori che intendono superare la propria dipendenza dalle sigarette. Si tratta tuttavia di eventuali campi di applicazione che devono essere valutati scientificamente e da parte di personale specializzato.
Ciò significa ovviamente che eventuali esperimenti fai da te non sono assolutamente da prendere in considerazione!
Francesca Di Giorgio