Torniamo sull’argomento “pesce sì o pesce no” affrontato nel momento in cui ci siamo chiesti come comportarci nei confronti della presenza più o meno rilevante di mercurio nei nostri piatti.
Di fatti, il pesce ci viene spesso consigliato rispetto alla carne perché più salutare. Ma si sentono spesso campanelli di allarme sulla sua non salubrità e in particolare, si sottolinea il fatto che in esso ci siano numerose sostanze contaminanti assorbite dalla permanenza in acqua. A questo punto è lecito chiedersi: ma a cosa bisogna credere? Possiamo consumare tranquillamente il pesce? E quali specie sono più indicate?
A rispondere a questi interrogativi che si pongono i consumatori ci ha pensato Catherine Leclercq, ricercatrice Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione). Uno studio commissionato dalla FAO e dall’OMS sul confronto dei rischi e dei benefici del consumo di pesce considerando le proprietà nutrizionali e la presenza di contaminanti come il metil-mercurio e le diossine.
Indubbiamente il pesce costituisce una fonte proteica e contiene l’EPA e il DHA, acidi grassi a catena lunga che servono per lo sviluppo neurologico. E proprio per questa sua proprietà è molto consigliato alle donne in gravidanza, a quelle in allattamento e nella prima infanzia. Questi grassi hanno anche una funzione di prevenzione contro le malattie cardiovascolari e proprio per questo si consiglia di utilizzare pesce almeno 2-3 volte a settimana.
E quali sono invece i rischi dal consumo di pesce?
Gli esperti ci dicono che in pratica il problema dei contaminanti riguarda solo il pesce di grossa taglia e quindi tutti i predatori del mare che vivono per un lungo periodo e si nutrono di altri pesci. Quindi per quanto riguarda il pesce di grossa taglia (come il pesce spada), le donne in gravidanza e in allattamento e i bambini devono consumarne non più di 100 grammi a settimana e non più di due porzioni di tonno a settimana.
Ma esiste anche un problema relativo alla sostenibilità ambientale: molti pesci sono in fase di estinzione e i mari ne sono molto poveri. Quindi bisognerebbe limitare il consumo di queste specie ittiche e anche l’uso sproporzionato di pesce di allevamento, in quanto anche gli allevamenti creano un danno alla salute del mare a causa dell’inquinamento che producono.
Il consiglio degli esperti è quindi evitare le specie in estinzione e di allevamento e preferire i piccoli pesci azzurri come le sardine e le alici che, tra l’altro, sono ricchi di EPA e DHA.