Quanto influisce l’alimentazione sul nostro benessere psicofisico? Molto, anzi moltissimo. La conferma da un nuovo studio dell’Università di Cambridge, coordinato dal dottor Luca Passamonti del CNR di Catanzaro e pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry, che rivela il legame tra calma e certi tipi di alimenti.
Tutto ruota intorno al triptofano, uno degli amminoacidi essenziali, che cioè va assunto tramite l’alimentazione dato che l’organismo umano non è in grado di sintetizzarlo, e che è, soprattutto, precursore della serotonina, noto anche come neurotrasmettitore del buonumore, in grado di regolare l’umore e l’aggressività.
Più serotonina, quindi, equivale a un maggiore stato di relax e calma. Così, un pasto sbagliato o privo di alcuni nutrienti, può rivelarsi fondamentale per la nostra capacità di mantenere una calma serafica e tenere sotto controllo la rabbia, lo stress e l’aggressività.
Gli studiosi, utilizzando la risonanza magnetica, hanno osservato le reazioni del cervello delle persone mentre osservano foto di persone che avevano diversi stati emotivi. Poi hanno ripetuto l’osservazione dopo aver dato ai volontari un pasto ricco di triptofano, scoprendo che senza di esso le aree del cervello che regolano l’autocontrollo e il raziocinio comunicavano con l’area che controlla le emozioni.
Ciò significa che in assenza di triptofano nella dieta, e quindi con conseguenti bassi livelli di serotonina nel cervello, si riduce la nostra capacità di controllare la rabbia e si rischia di diventare più irascibili.
Diventa d’obbligo quindi consumare cibi con effetto “calmante” come cioccolato, latte, formaggio, merluzzo, tonno, alici, caviale, noci, avena e carne di maiale e tacchino.
“Sapevamo da decenni che la serotonina gioca un ruolo nell’aggressività, ma solo da poco tempo abbiamo a disposizione la tecnologia per guardare dentro il cervello ed esaminare in che modo il neurotrasmettitore regola i nostri impulsi emotivi”,
ha spiegato la prima firmataria dello studio, Molly Crockett.
“Benché questi risultati provengano da volontari sani – ha commentato Passamonti – sono comunque rilevanti per un ampio spettro di disordini psichiatrici in cui la violenza è un problema comune. Per esempio, questi risultati possono spiegare il meccanismo cerebrale alla base di un disturbo conosciuto come disordine esplosivo intermittente. Le persone che ne soffrono in genere mostrano intensi, estremi e incontrollati accessi di violenza che possono essere stimolati da una banale provocazione come un’espressione facciale di rabbia. Speriamo che la nostra ricerca contribuisca a migliorare la diagnosi e il trattamento di queste e altre condizioni”,
ha concluso il ricercatore.