L’olio di palma è un grasso vegetale a basso costo e ad elevato impatto ambientale ampiamente utilizzato da parte dell’industria alimentare per via della sua consistenza solida o semi-solida, ritenuta utile nella lavorazione dei prodotti che lo contengono. L’olio di palma è onnipresente nei prodotti confezionati e spesso celato dietro la dicitura in etichetta di “oli vegetali”. Quali sono i rischi per la salute legati alla sua assunzione?
Dal 13 dicembre 2014 indicare la sua presenza all’interno dell’elenco degli ingredienti riportati sulle confezioni dei prodotti alimentari industriali è diventato obbligatorio. L’olio di palma si trova principalmente in prodotti da forno come biscotti, pane confezionato, crackers, grissini e fette biscottati (convenzionali, ma spesso purtroppo anche “biologici”), ma anche di creme dolci spalmabili, patatine fritte e snack salati, condimenti come le margarine.
Specifichiamo che tutti i grassi saturi, compreso l’olio di palma, contribuiscono a costituire un fattore di incremento del rischio di malattie cardiovascolari.
Sotto accusa nel caso dell’olio di palma è un acido grasso saturo denominato acido palmitico e caratterizzato dalla presenza di 16 atomi di carbonio. Tale tipologia di grasso è in grado di agire aumentando i livelli del colesterolo ed innalzando i rischi di coronopatia, secondo quanto rilevato da studi scientifici relativi all’olio di palma. Non tutti però la pensano così, l’istituto Mario Negri ad esempio, in una meta analisi del 2014 ha ridimensionato il ruolo negativo dei grassi saturi sull’innalzamento del colesterolo e riconosciuto, tra l’altro, la neutralità dell’acido palmitico sul metabolismo del colesterolo.
Le affermazioni dell’OMS hanno suscitato l’opposizione del Malaysian Palm Oil Promotion Council, volto a difendere gli interessi economici del proprio Paese, relativamente al ricco settore produttivo legato all’olio di palma.
L’olio di palma rappresenta un grasso vegetale ed un olio alimentare considerato di scarsa qualità. Il suo elevato contenuto di grassi saturi può raggiungere il 50% nell’olio di palma derivato dai frutti e ben l’80% nell’olio di palma derivato dai semi. Oltre che come ingrediente alimentare vero e proprio, è di frequente utilizzato dall’industria del settore per la frittura dei cibi. La sua presenza potrebbe essere rilevata per tale motivi anche in prodotti da forno pre-fritti. Il contenuto di grassi saturi dell’olio di palma non è controbilanciato da una sufficiente presenza di grassi polinsaturi benefici, tali da poterlo considerare come un alimento equilibrato.
Non ci sono motivi validi per cui l’industria alimentare debba proseguire ad utilizzare olio di palma, al di là del fattore economico o per altre ragioni legate alle esigenze tecniche e commerciali delle aziende. È comprensibile che utilizzare olio extravergine d’oliva o altri oli maggiormente pregiati comporterebbe costi maggiori. La salute dei consumatori potrebbe trarne vantaggio e sempre più aziende, anche in Italia, dovrebbero impegnarsi ad evitare tale ingrediente, sostituendolo con oli migliori, nel rispetto dei consumatori.
Scegliere di evitare prodotti contenenti olio di palma significa orientare in maniera più oculata le proprie abitudini d’acquisto, evitando i prodotti che contengano tale ingrediente e dando la propria preferenza ad aziende che non lo impieghino od optando per la preparazione casalinga degli stessi.
Evitare l’olio di palma non rappresenta unicamente una questione di salvaguardia della salute, ma anche di rispetto dell’ambiente e del pianeta. La produzione di olio di palma, nonostante sia sostenibile per i pochi pesticidi utilizzati, è infatti causa di deforestazione e di distruzione degli habitat naturali degli animali che popolano le foreste di luoghi come Indonesia, Malesia, Uganda e Costa d’Avorio e della sottrazione alle popolazioni native di territori da esse abitati da sempre.
È possibile firmare una petizione per dire stop all’olio di palma nei nostri cibi, per la difesa della salute, dell’ambiente, degli animali, delle foreste e di coloro che le popolano.
Marta Albè