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Pasqua a tavola e i chili di troppo

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Proprio il giorno di Pasqua una ferale notizia: ingrasseremo tra i 2 e i 3 chili!

Anche se, a causa della crisi, si sono ridotti gli acquisti di uova di cioccolata e colombe (in 4 famiglie su 10 si riscopre il piacere della preparazione in casa di dolci tipici), ancora centinaia di migliaia gli agnellini e capretti di pochi giorni di vita vengono strappati alle loro madri per essere uccisi e portati sulle nostre tavole imbandite.

È una cifra da capogiro – 400 milioni – il numero di uova acquistate per specialità e dolci. Sul territorio – secondo stime della Coldiretti – si contano decine di specialità locali per le quali si stima una spesa di 300 milioni di euro per la preparazione casalinga e l’acquisto dei dolci tipici di Pasqua.

Il che vuol dire che tutto questo bendidio finirà sulle nostre maniglie dell’amore…

Come ovviare? Già è una benedizione, è proprio il caso di dirlo, che Pasqua non sia Natale e che alla Santa Domenica precedano giorni di “digiuno”.

Ciò non significa che Domenica dovremo tuffarci e recuperare tutte le calorie non assunte nella settimana santa! Il segreto sta nel concedersi qualche sgarro, sì, ma preferire piatti della dieta mediterranea e magari a cena limitarsi a una insalatina “depurativa”.

A Pasquetta si replica, ma stavolta bisogna stare più attenti. Spiega il nutrizionista Giorgio Calabrese, docente di Alimentazione e Nutrizione umana all’Università Cattolica di Piacenza:

“Non ci si può strafogare anche lunedì a pranzo. Se c’è la gita fuori porta approfittiamone: una bella insalata di pasta, un po’ di carne alla griglia, magari dei salumi di campagna, evitiamo piatti troppo elaborati. E la sera, ancora insalata: solo così il martedì avremo praticamente già assorbito il ‘colpo’ pasquale”.

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