Utilizzato come alimento da circa il 50% della popolazione mondiale, rappresenta il cereale di più largo consumo e ha riconosciute proprietà dietetiche e di digeribilità.
Stiamo parlando del riso, coltura diffusissima nei paesi asiatici e arrivata nel Mediterraneo attorno all’VIII secolo, diventando anche per il nostro Paese un alimento essenziale.
Lo studio
Il riso fa bene ed è versatile come la pasta, potendo essere usato come primo piatto arricchito in vari modi o come contorno per accompagnare carni e verdure. Ma quale tipologia dobbiamo scegliere per essere sicuri di trarne i maggiori benefici? È quanto hanno cercato di capire con uno studio condotto in America dalla Harvard School of Public Health di Boston e pubblicato da Archives of Internal Medicine: tra le varie qualità di riso apre infatti che quello integrale sia associato ad una diminuzione del rischio di diabete di tipo 2.
La ricerca ha esaminato i dati relativi a circa 200 mila persone seguite per 14-22 anni e ha eletto il riso integrale come il migliore per la salute umana. Questa varietà è infatti più ricca di minerali, vitamine e fibre rispetto a quello bianco, che perde questi elementi durante le operazioni di raffinazione. E sono proprio questi componenti che agiscono come protettori rispetto al diabete di tipo 2. Ma non è tutto: anche la glicemia ne risente positivamente, in quanto il riso integrale è in grado di rilasciare più gradualmente il glucosio contenuto nell’amido, evitando picchi glicemici improvvisi.
Per approfondire: Qual è il riso più sano? Bianco, rosso o riso integrale?
Le alternative
Una buona alternativa alla versione integrale è comunque il riso parboiled, ugualmente ricco di vitamine e con un indice glicemico molto simile. Quelli colorati, come ad esempio quello nero, sono invece dei validi antiossidanti, come spiega Mariangela Rondanelli, docente di Scienze e tecniche dietetiche applicate all’Università di Pavia: “Come per la frutta e la verdura, il colore è dovuto alle antocianine, potenti antiossidanti che ci difendono dai radicali liberi“.
In Occidente, la qualità più usata rimane comunque quella bianca che ha come prerogativa l’alta digeribilità. Pensate che i granuli di amido che contiene sono 20 volte più piccoli rispetto a quelli del grano e ben 70 volte più piccoli di quelli della patata; questo fa sì che gli enzimi digestivi riescano ad attaccarli meglio, anche per il basso contenuto di fibre di questa tipologia di riso. Queste proprietà, spiega Rosario Cuomo, docente di gastroenterologia, all’Università Federico II di Napoli, “lo rendono indicato dopo un episodio di sofferenza gastrointestinale e nella sindrome dell’intestino irritabile“.
Il riso insomma è un toccasana per tutti.