Modernità ed alimentazione. Sembra che più siamo al passo con il progresso, più inseguiamo il benessere, più, al contrario, ce ne allontaniamo.
Spendiamo centinaia di euro per prodotti e trattamenti snellenti, seguiamo le diete più stravaganti, abbiamo a disposizione supermercati con cibi provenienti da ogni parte del mondo, per familiarizzare con i sapori e le atmosfere di paesi lontani, ma poi sono gli abitanti del Burkina Faso, uno dei paesi più poveri del mondo, ad avere qualcosa da insegnarci sull’alimentazione ed il benessere.
Sembra un assurdo paradosso, una situazione amaramente ironica, ma è la verità. Secondo i risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Firenze, la microflora intestinale dei bambini del Burkina Faso ha un funzionamento migliore rispetto a quella dei bambini italiani. Il motivo? Un’alimentazione più ricca di fibre.
Lo scopo della ricerca era quello di individuare l’incidenza dell’alimentazione sulla composizione della microflora intestinale o microbioma, l’insieme di migliaia di specie di batteri che aiutano nello smaltimento del cibo, influiscono sul funzionamento dell’intestino e, in quantità sbilanciate, determinano persino obesità. Gli studiosi guidati dal Professor Paolo Lionetti hanno preso in esame bambini italiani per confrontarli con quelli del gruppo etnico dei Mossi, una popolazione che abita il villaggio Boulpon del Burkina Faso. I due gruppi sono esemplificativi di due regimi alimentari completamente diversi: rispettivamente lo stile proprio dei paesi occidentali industrializzati e la dieta rurale, simile a quella dei nostri progenitori, i primi agricoltori neolitici.
Lo studio ha dimostrato che l’intestino dei bambini italiani contiene una varietà molto ridotta di specie batteriche, al contrario di quello dei bimbi africani, popolato invece da numerose classi batteriche diversificate. Cosa significa questo? La varietà della flora intestinale, secondo il Professor Lionetti, “può avere un’incidenza sulla maggiore suscettibilità degli abitanti dei paesi industrializzati a sviluppare malattie intestinali non infettive. Più nell’intestino sono presenti microbi diversi, più questo diventa resistente agli agenti patogeni – prosegue Lionetti – Allo stesso tempo una maggiore varietà stimola il sistema immunitario a non rispondere a molecole innocue, diminuendo il rischio di sviluppare allergie“. Inoltre, nell’intestino dei bambini italiani risulta molto più basso il numero di Bacteroidetes, un gruppo di batteri che, con la loro presenza, contribuiscono a ridurre il rischio di obesità.
Quale la linea da seguire, allora, nella nostra alimentazione? Secondo Duccio Cavalieri, che ha preso parte allo studio, è opportuno, nell’ambito di un’alimentazione che conservi il corretto apporto calorico, incrementare l’assunzione di fibre, per rinforzare la flora batterica ed attenuare i disturbi intestinali.
Un’alimentazione variata, dunque, quale la nostra civiltà ci consente, ma senza dimenticare l’essenziale apporto dei più naturali componenti della dieta rurale, che ha una tradizione secolare.
Francesca Di Giorgio