A quanti di voi capita di essere colpiti da sonnolenza o calo dell’attenzione dopo aver mangiato o comunque durante il giorno? Un nuovo studio condotto dal Pennsylvania State College of Medicine di Hershey sostiene che la causa sta nel cibo che si è mangiato, in particolare negli alimenti ad alto contenuto di grassi.
Il dottor Alexandros Vgontzas e il suo team hanno coinvolto un gruppo di 31 adulti sani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, non obesi e senza problemi di sonno notturno né di apnee notturne. I volontari hanno trascorso quattro notti consecutive insieme e, durante il loro soggiorno, hanno ricevuto 5 pasti formati da cibi diversi in modo da valutarne l’impatto. L’ultimo giorno, poi, gli studiosi hanno misurato la sonnolenza oggettiva con il Multiple Sleep Latency Test (MSLT), strumento di ultima generazione utile a misurare la narcolessia.
Dai risultati, pubblicati in anteprima sulla rivista SLEEP, è emerso che la sonnolenza diurna è associata ad un maggior consumo di cibi grassi, mentre l’assunzione di carboidrati ha aumentato il grado di vigilanza. Non è stata, invece, riscontrata alcuna relazione tra il consumo di proteine e la sonnolenza o la vigilanza, così come non ci sono state differenze a seconda dell’età, dell’Indice di Massa Corporea (BMI), dell’apporto calorico totale e della quantità totale di sonno.
«Pare che una dieta ricca di grassi diminuisca la prontezza e l’acume – spiega lo psichiatra a capo dello studio – e questo può avere un impatto sulla capacità di un individuo di operare e anche sulla sicurezza pubblica. Il maggiore consumo di grassi ha un effetto avverso acuto sulla prontezza di adulti sani, non obesi».
I risultati dello studio verranno presentati in occasione del 27° meeting annuale di “SLEEP 2013”, organizzato dall’Associated Professional Sleep Societies LLC, che si terrà dal 1 al 5 giugno a Baltimora.
Silvia Bianchi
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