“Il vino fa buon sangue”, dicevano i nostri nonni, costringendoci a volte a sorseggiare qualche goccia del prezioso “nettare”. Ma avevano ragione a sostenere che il vino facesse bene? Astemi, aprite bene le orecchie…
Stando alla ricerca tutta made in Italy “The Mediterranean diet: a cultural journey”, pubblicata sul The Lancet, bere con moderazione è meglio che non bere affatto. Ancora una volta, la virtù sta nel mezzo: sul bere troppo e non bere, vince la moderazione.
La ricerca, degli italiani Roberto Ferrari e Claudio Rapezzi, dimostra, infatti, che chi consuma vino, rispetto a chi sceglie la birra, tende a seguire le regole della dieta mediterranea e quindi a mangiare in modo salutare consumando in abbondanza cereali, pesce, verdure, olio.
Ma è soprattutto agli stati Generali del Chianti, lo scorso 10 giugno al Palazzo dei Congressi, che si è cercato di fare il punto. Durante il convegno organizzato dal Consorzio Vino Chianti il ricercatore Francesco Sofi ha proposto un percorso attraverso le le ricerche “pro vino rosso” durante i pasti, a partire dal 1972, anno in cui la letteratura scientifica sottolineò il “paradosso francese”, usato da produttori, sommelier e persino medici (ovviamente bevitori) per perorare l’impiego del vino a tavola, sostenendo la correlazione tra consumo di vino rosso e bassa incidenza delle malattie cardiovascolari.
Da parte nostra, avevamo già decantato le virtù antiossidanti e “brucia-grassi” del vino e spiegato perché l’uva fa bene al cuore.
Ora il via libera ad un consumo responsabile sembra essere definitivo, parola della ricerca italiana.