Si può mangiare il cibo scaduto? O è meglio evitare di cadere in questa nociva tentazione, che pure darebbe una mano al risparmio e all’ambiente?
In realtà, non è possibile fornire un riscontro troppo sintetico a questo tema. Una cosa è però certa: gli alimenti sono dei prodotti ‘vivi’, soggetti al deterioramento, e ciascuno di essi invecchia in modo diverso.
Cerchiamo di saperne un po’ di più
Da consumarsi entro
Iniziamo subito con il sottolineare che per gli alimenti rapidamente deperibili sotto il profilo microbiologico, viene stabilita una data di scadenza che sulle etichette è indicata con la dicitura “da consumarsi entro”.
Si tratta di un termine che deve essere rispettato dai consumatori, senza molti margini di azione. Certo, è pur sempre possibile ammettere un po’ di elasticità: in particolar modo, se il cibo è ben conservato, si potrà mangiare ancora per uno o due giorni dopo la data di scadenza. Naturalmente, non dovranno comparire alterazioni del colore, dell’odore o del contenitore. In caso di dubbi, meglio astenersi dal consumo, considerato che potrebbe già essere stato contaminato da batteri e altri agenti nocivi per la propria salute.
Da consumarsi preferibilmente entro
I cibi secchi hanno invece un deterioramento molto più lento. E, proprio per questo motivo, per loro il termine minimo di conservazione viene indicato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”.
In questa ipotesi la data indica il limite entro il quale il prodotto, in condizioni di conservazione adeguate, può conservare inalterate le sue caratteristiche nutrizionali e organolettiche. Successivamente, le caratteristiche andranno incontro a un progressivo decadimento, pur rimanendo l’alimento commestibile e sicuro dal punto di vista igienico – sanitario.
Insomma, questa categoria di alimenti può finire sulla nostra tavola anche per diverse settimane oltre il termine di conservazione, a patto – ovviamente – che i cibi siano custoditi in luoghi freschi e asciutti, al riparo dalla luce, in una confezione chiusa e integra.