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Gravidanza: i pesticidi possono abbassare il QI dei bambini

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Sono sempre di più le ricerche che dimostrano lo stretto rapporto tra lo stile di vita condotto da una donna in gravidanza e alcuni aspetti particolari presentati successivamente dal bambino.

Vi abbiamo già parlato del legame tra esposizione ad agenti inquinanti da parte delle mamme e i conseguenti problemi comportamentali del bambino, così come di quanto un’alimentazione poco sana e ricca di grassi e carboidrati influisca sul rischio di obesità del nascituro.

Ebbene, nuove ricerche hanno associato questa volta l’esposizione delle gestanti a sostanze insetticide a un deficit del quoziente intellettivo dei bimbi: stiamo parlando degli studi effettuati dalla Berkeley School of Public Health della University of California, dal Columbia Center for Children’s Environmental Health della Mailman School of Public Health e dal Mount Sinai Medical Center.

Il primo studio ha analizzato l’esposizione prenatale ai pesticidi a base di organofosfati, utilizzati in agricoltura, giungendo alla conclusione che un aumento di dieci volte della quantità di organofosfati rilevati durante la gravidanza di una madre corrisponde ad un calo di 5,5 punti sul QI nei bambini a 7 anni di età. I 329 bambini coinvolti vivevano tutti a Salinas, un centro agricolo a Monterey County, in California.

Le altre due ricerche si sono invece concentrate sugli abitanti di New York City; in particolare, lo studio della Columbia ha riguardato un certo tipo di pesticida, il clorpirifos, organofosfato il cui uso nelle abitazioni fu vietato nel 2001. Ai 265 bambini oggetto della ricerca, nati tutti prima del divieto, è stato analizzato il sangue del cordone ombelicale, misurando la presenza di questo particolare pesticida. Laddove la presenza era massiccia, si riscontrava poi una diminuzione delle prestazioni cognitive del bambino: in media, per ogni punto in più nello standard di esposizione al clorpirifos, il quoziente intellettivo è risultato ridotto dell’1,4% e la memoria nel lavoro del 2,8%. Il che significa che i bambini che durante i 9 mesi subiscono un’esposizione superiore del 25% ai livelli standard, avranno in media un punteggio del 5,5% più basso nei test di memoria nel lavoro e del 2,7% minore per il quoziente intellettivo.

Gli studi hanno anche dimostrato che i danni riguardano l’esposizione prenatale e non quella dopo la nascita: in pratica è molto più grave l’assorbimento di queste sostanze nocive mentre il cervello si sta formando, che non successivamente.

La coincidenza dei risultati delle tre ricerche fa supporre agli studiosi che i risultati possano essere estesi all’intera popolazione. Per questo è fondamentale prendere alcuni accorgimenti per evitare l’esposizione ai pesticidi, dannosa per la nostra salute in generale e non solo per i futuri bambini: eliminare l’utilizzo dei pesticidi nei giardini e negli ambienti domestici, preferendo rimedi naturali contro i parassitari, lavare accuratamente frutta e verdura o acquistarla biologica, sono alcuni dei consigli che possiamo darvi per ridurre al minimo il contatto con queste sostanze.

Eleonora Cresci

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