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Come si partorisce in Italia? Viaggio tra gli ospedali italiani

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Come si partorisce in Italia? Secondo uno studio di Cittadinanzattiva, molto, anzi, troppo, dipende dalla struttura. Se è grande, se effettua più di 2500 parti all’anno, se ha gli anestesisti 24 ore su 24, se ha il rooming-in, e così via.

In una stima generale, lo studio, condotto su un 51 strutture italiane, diverse per regione e numeri di parti all’anno, ha rivelato che affidarsi completamente all’iter-pubblico per le ecografie e gli esami gratuiti della neomamma spesso è complicato e fa attendere, talvolta, oltre la data utile (alcune ecografie, infatti, devono essere svolte prima di un certo numero di settimane). Perciò molte si rivolgono a un ginecologo privato che facilita la vita a fronte di visite mensili che vanno da un minimo di 70 euro a un massimo di 150.

Lo studio ha rivelato che in Italia si ricorre al parto cesareo più del dovuto (la regione che fa più cesarei al nord è la Liguria, al sud è la Campania) e che l’analgesia epidurale, anche se richiesta esplicitamente dalla mamma, tante volte non si effettua, magari perché c’è un solo anestesista in ospedale ed è impegnato oppure perché semplicemente, non c’è per tutto il giorno ma solo in orario d’ufficio (9-18) per cui se il bimbo ha scelto un’altra ora per nascere, pazienza…

Anche lo screening neonatale non è completo e questo nella maggior parte delle strutture: manca l’esame del riflesso rosso, un test oggi considerato indispensabile per riconoscere in tempo malattie come il glucoma, la cataratta, il retinoblastoma. Solo alcune strutture più piccole lo effettuano ma nell’84% dei casi, è un test ignorato.

Un dato positivo è che, invece, quasi tutte le strutture consentono il rooming-in, cioè la possibilità di tenere il bimbo in camera, farlo addormentare vicino a sé, allattarlo a richiesta. Tuttavia, l’accompagnamento in uscita della neomamma è ancora poco curato: solo i punti nascita più grandi danno un servizio di assistenza anche domiciliare alla mamma e al bambino e c’è poca sensibilità e informazione rispetto all’allattamento al seno.

Invece, proprio questo momento è importante: per una neomamma, sentirsi “aiutata” e sostenuta in questa nuova avventura da genitore vuol dire serenità e benessere.

Sara Tagliente

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