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Mamme e lo smog: bimbi potrebbero essere sottopeso alla nascita

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Le mamme che respirano l’inquinamento atmosferico derivante dalle automobili e dalle centrali elettriche a carbone hanno maggiori probabilità di dar alla luce bimbi con un basso peso alla nascita.

È quanto rivela uno studio mondiale pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives che ha analizzato i dati raccolti su oltre 3 milioni di nascite in 9 nazioni e 14 luoghi, tra cui Nord America, Sud America, Europa, Asia e Australia.

Secondo i ricercatori, più alto è il livello di inquinamento, maggiore è il tasso di basso peso alla nascita, che è associato a gravi conseguenze per la salute, tra cui un aumento del rischio di morte, così come problemi di salute e problemi di salute cronici in età avanzata.

Con l’aumento dell’inquinamento atmosferico possiamo vedere che più bambini sono più piccoli alla nascita, il che a sua volta li mette a rischio salute più tardi nella vita. Queste particelle microscopiche, cinque volte più piccole della larghezza di un capello umano, fanno parte dell’aria che respiriamo ogni giorno. Quello che abbiamo dimostrato definitivamente è che questi livelli sono già avendo un effetto sulle madri in gravidanza“, spiega la dottoressa Tanja Pless-Mulloli, che ha guidato il ramo britannico dello studio dell’Università di Newcastle.

Il particolato atmosferico si misura in dimensioni (micron) e in peso (microgrammi per metro cubo). In Europa il limite di presenza nell’aria è di 25 μg/m3, ma le Agenzie di regolamentazione stanno attualmente discutendo se abbassarlo ulteriormente. Nel mondo, però, ci sono situazioni di gran lunga peggiori, come in Cina, dove nella città di Pechino la presenza di particolato è risultata superiore a ben 700 μg/m3.

Le particelle che interessano le donne in gravidanza – continua la ricercatrice- provengono principalmente dalla combustione di combustibili fossili. In passato, però, il colpevole potrebbero essere state le stufe a carbone, mentre oggi sono soprattutto gli scarichi delle automobili. Questa ricerca rivela anche che le nazioni provviste di normative più severe in materia di inquinamento particolato dell’aria hanno anche livelli più bassi di questo tipo di inquinanti atmosferici“.

Per questo, conclude Pless-Mulloli , “vorremmo che chi ci governa utilizzi i risultati di questo studio per informarsi e decidere se i livelli consentiti di inquinamento dell’aria debbano essere cambiati. Invitiamo tutti i Paesi a rivedere i loro standard di inquinamento dell’aria includendo anche le stime della crescita dei neonati come nuova misura degli standard della qualità dell’aria“.

Questo, però, dicono gli studiosi, non deve affatto scoraggiare le future mamme che vogliono praticare esercizio fisico all’aperto, dal momento che i vantaggi derivati dal mantenersi durante la gravidanza sono di gran lungo superiori.

Anche se esporsi ad agenti inquinanti può causare problemi comportamentali al bambino. Come a dire, a risolvere il problema devono essere i politici, non i cittadini.

Roberta Ragni

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.