Poco, pochissimo alcol in gravidanza e già si compromette la salute mentale del nascituro. Uno studio delle Università di Oxford e di Bristol, che ha preso il via negli anni ’90, oggi è in grado di dirlo con certezza.
In dolce attesa, non va bevuto nemmeno un goccio di una qualsiasi bevanda alcolica.
La ricerca, che si è a sua volta basata dati dello studio ALSPAC – condotto in Gran Bretagna per individuare quei fattori ambientali durante e dopo la gravidanza che influiscono sulla salute del bebè – è stata effettuata su 4mila madri e 4.167 bambini.
Ha analizzato, tramite il metodo cosiddetto di “randomizzazione mendeliana”, le quattro modifiche genetiche individuate nei geni atti a metabolizzare l’alcol (che non hanno collegamenti con lo stile di vita o con la posizione sociale della persona), collegando poi queste mutazioni a un più basso QI nei bambini.
Per la precisione, a ogni variante genetica riscontrata è stato rilevato un calo di 2 punti nel quoziente di intelligenza dei bambini. La loro capacità cognitiva è stata testata a 8 anni di età con la Wechsler Intelligence Scale for Children.
Diversamente non si è rilevata alcuna modifica genetica né alcuna riduzione del quoziente nei figlioletti di mamme che non avevano bevuto alcol.
I ricercatori mettono in guardia anche da un consumo più che moderato di bevande alcoliche: da uno a sei bicchieri alla settimana già sono sufficienti a mettere in pericolo lo sviluppo cerebrale del feto, come fa notare Sarah J. Lewis della Bristol University.
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Lo studio è pubblicato su PLosONE.