Gli episodi influenzali e febbrili durante la gravidanza potrebbero aumentare il rischio di autismo per il bebè. Dopo il discusso legame tra vaccini e autismo, di cui noi di wellMe.it avevamo parlato qui, la comunità scientifica individua un possibile nesso tra le forti influenze o la febbre avute durante la gravidanza per più di una settimana e lo sviluppo dell’autismo nei figli.
È quanto rivela, questa volta in modo serio e autorevole, uno studio danese pubblicato sulla rivista Pediatrics a firma di Hjördis Ósk Atladóttir, della Aarhus University, e colleghi.
Secondo gli esperti, infatti, il rischio di autismo infantile triplica quando le madri subiscono un episodio febbrile della durata di una settimana o anche di più prima della 32a settimana di gestazione, mentre i bambini le cui madri hanno contratto l’influenza durante la gravidanza corrono un rischio doppio di soffrire del disturbo. Probabilmente perché il sistema immunitario di una madre influenza fortemente lo sviluppo del cervello del loro bambino. O potrebbe trattarsi di un effetto collaterale dei farmaci.
Ma subito chiariscono che le donne incinte non devono allarmarsi, perché solo una piccola parte di coloro che hanno avuto l’influenza ha dato alla luce bambini con autismo infantile. La ricerca è stata condotta su 96.736 bambini nati in Danimarca tra il 1997 e il 2003, che al momento dello studio avevano un’età tra gli 8 e i 14 anni. Di questi, circa l’1% era affetto da autismo. “‘Non vogliamo diffondere il panico. Voglio sottolineare che non bisogna preoccuparsi“, ha spiegato Atladóttir.
“Se io fossi incinta, non farei niente di diverso da prima, anche perché la nostra ricerca è agli inizi ed è di tipo esplorativo“, conclude l’autore. Anche Caroline Hattersley, del National Autistic Society, è dello stesso parere: “non ci sono prove sufficienti per suggerire che avere l’influenza durante la gravidanza aumenti la probabilità di avere un bambino autistico“.
Insomma, le cause dell’autismo sono ancora in fase di studio e saranno necessari ancora ulteriori studi prima di trarre conclusioni significative, mentre si aggiunge un altro capitolo alla letteratura scientifica sull’argomento.
Roberta Ragni