Balbuzie e scuola: il ritorno tra i banchi rappresenta un momento delicato per i tanti ragazzi affetti dal disturbo, che colpisce l’1% della popolazione, con picchi del 5% tra i bambini.
Se non viene affrontata con tatto e la dovuta competenza, la balbuzie può portare molti studenti a credere erroneamente di non essere portati per i rapporti sociali e le attività intellettuali, fino al punto di rinunciare alla stessa carriera scolastica.
“La scuola, come espressione massima di socialità in giovane età, è una realtà temutissima da chi soffre di problemi di fluenza – conferma Giovanni Muscarà, ex-balbuziente e fondatore dell’International Stuttering Centre, centro specializzato nella riabilitazione da balbuzie -. Una forte azione di sensibilizzazione, ma soprattutto di informazione e preparazione del copro docente, può davvero rappresentare uno strumento efficace per affrontare in modo adeguato la Balbuzie a scuola”.
Ecco alcuni consigli che gli insegnanti e gli stessi genitori possono osservare:
- Dallo studente disfluente bisogna aspettarsi la stessa qualità e quantità di lavoro rispetto a chi non balbetta
- È necessario educare tutti i membri della classe all’ascolto e al rispetto dei turni di conversazione (disfluente compreso che deve osservare le stesse regole e norme di comportamento). Per tutti i bambini – e soprattutto quelli che balbettano – è molto più facile parlare quando ci sono poche interruzioni e hanno l’attenzione dell’ascoltatore
- Non completare le parole o anche non parlare al suo posto, anticipandogli le parole. Questo aumenta la frustrazione nel bambino / ragazzo
- Mantenere lo sguardo e non distoglierlo: è importante ciò che dice e non come lo dice
- Non dire all’alunno “rallenta”, “stai calmo” o semplicemente “prendi fiato”. Non serve a nulla e gli fa sentire che si è concentrati sul suo modo di parlare. Fondamentale è infatti ridurre la tensione nel bambino nei momenti in cui “si blocca”
- È importante ridurre lo stato di tensione e ansia di chi balbetta perché la balbuzie spesso comporta spasmi e contrazioni muscolari, che si accentuano in situazioni di stress e si balbetta
- Iniziare la terapia da piccoli porta risultati più efficienti
- Dare l’esempio nella comunicazione. Spesso un insegnante che parla velocemente induce nel balbuziente l’idea di avere fretta per cui durante un dialogo o una interrogazione egli cercherà di fare in fretta. La velocità per una persona che balbetta unita all’ansia di essere interrogato può accentuare il problema. Con gli studenti che balbettano è necessario parlare senza fretta, facendo buon uso delle pause.
- Seguire il contenuto, non la difficoltà. Come? Fare delle osservazioni in modo da far capire che si sta ascoltando il contenuto del messaggio, non come lo si dice
- Avere un confronto con lo studente che balbetta sulle sue esigenze, che vanno rispettate senza però essere accomodanti. Non va trattato da diverso, quindi in definitiva comprensione e mai pena.
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Ripetizioni di parti di parole, o di intere frasi; prolungamenti di suoni, blocchi e interiezioni. Il picco maggiore si evidenzia tra i 30 e i 36 mesi e ne soffrono più i maschi rispetto alle femmine in un rapporto di 4 a 1.
“Parlare implica il controllo e la coordinazione di oltre 100 muscoli contemporaneamente – spiega Muscarà – Ecco perché lo studioso del linguaggio, Martin Sommer, ha paragonato la balbuzie al suono prodotto da un’orchestra disorganizzata. Egli spiega che il problema non è attribuibile né ai singoli orchestrali né al cattivo funzionamento di uno strumento in particolare: ogni orchestrale infatti conosce la partitura e ogni strumento funziona perfettamente. Il problema è nel coordinamento delle singole parti che, attivandosi nel giusto timing, rendono possibile il parlare”.