Secondo il Ministero dell’Istruzione, sono sempre di più le famiglie che scelgono di anticipare di un anno l’entrata alla scuola primaria per i bambini nati tra dicembre e aprile (quelli che, in sostanza, dovrebbero aspettare ancora un altro anno e entrare in prima elementare a sei anni e mezzo).
A farla, soprattutto le famiglie del sud e delle isole. Contro le famiglie del nord Italia, più tendenti a far fare un altro anno di scuola dell’infanzia ai bambini.
Una scelta particolare che non deve essere affrontata in maniera superficiale. Secondo alcuni pedagogisti, il bambino non dovrebbe affatto ‘subire’ un’anticipazione dei tempi perché anche sei o otto mesi sono tanti dal punto di vista delle capacità di concentrazione e costringerlo a fare qualcosa con fatica potrebbe essere dannoso.
Chi invece, sostiene il contrario (ad esempio, Giuseppe Mele, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri) dice che i bambini di oggi sono molto più stimolati e quindi ‘naturalmente’ avanti e pronti all’entrata in contesti educativi più complessi. Fermo restando la capacità da parte dei scuola di intercettare anche i bisogni di questo bambini un po’ più piccoli. In linea di massima si potrebbe dire che bisognerebbe sempre analizzare il bambino, le sue tendenze, il sistema didattico della scuola.
Rousseau non sarebbe stato d’accordo. Per il famoso pedagogista, il bambino ha bisogno di spazi di libertà fisica e intellettuale da dedicare al gioco fino a quando si può. Anzi, il bambino deve sapere di poter ‘perdere tempo’ e non deve essere catapultato tra responsabilità e richieste davanti alle quali potrebbe sentirsi inadeguato.
Per andare a una scuola pedagogica più recente, quella montessoriana, il bambino, fin da molto piccolo, deve essere rispettato nei suoi tempi e nelle sue attitudini. Questo il precetto seguito da molte educatrici e insegnanti montessoriane, per le quali, è fondamentale il sistema didattico.
In realtà, secondo questa scuola il bambino educato all’autonomia potrebbe cominciare a leggere e scrivere subito dopo i 4 anni ma con metodi scolastici ben diversi da quelli che oggi si usano, fondati sull’approccio sensoriale.
In ogni caso, anche se il bambino è molto collaborativo con le maestre e abbastanza maturo per la sua età, questo non basta per concludere che possa andare alla scuola primaria. Purtroppo, infatti, è troppa l’ansia per l’approvvigionamento culturale del bambino da parte dei docenti di alcune scuole primarie, per pensare all’importanza che ancora riveste, ad esempio, il gioco.
Il bambino di sei anni vuole indubbiamente ancora giocare e per inserirsi emotivamente in maniera giusta a scuola è importante che abbia un minimo di continuità con la scuola dell’infanzia. Ecco perché è molto importante, nel caso abbiate seri dubbi, ascoltare l’opinione di un esperto come uno psicologo dello sviluppo.