immagine

Bambini e fastfood: marchi rimangono impressi nei loro cervelli

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

I marchi delle grandi catene di fastfood rimangono impressi nella mente dei più piccoli e così dentro di loro cresce l’esigenza di mangiare in abbondanza e soprattutto il desiderio di consumare junk food. Questo è quanto emerso da un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università del Missouri-Kansas City e del Kansas University Medical Center, diretti dalla dottoressa Amanda Bruce.

Lo studio che è stato strutturato in diverse fasi, ha preso in considerazione un campione di bambini di età compresa fra i 10 e i 14 anni, i quali sono stati sottoposti a delle tecniche di neuro-immaging a risonanza magnetica. Attraverso questa tecnica, l’equipe medica ha potuto osservare il flusso sanguigno del cervello e le zone celebrali più attive mentre venivano mostrate ai bambini le immagini di ben 140 marchi, alcuni di cibo e altri di prodotti di vario genere.

Alla fine della ricerca è emerso che le aree celebrali deputate al piacere e all’appetito si attivano nei bambini alla sola vista di marchi come la grande M del McDonald’s o il logo del Burger King. Il che fa capire che i ragazzini tra i 10 e i 14 anni, ma non solo, sono affascinati dai junk foods prodotti da questi brand da averli interiorizzati a tal punto che la sola vista di un logo innesca nel loro cervello reazioni automatiche.

La spiegazione che dà a tutto questo la dottoressa Amanda Bruce è che questi prodotti sono molto familiari ai ragazzini e proprio per questo motivo i loro cervelli risultano come marchiati dai loro loghi e immagini pubblicitarie, questo anche a causa dei cartelloni pubblicitari che vedono per strada, delle pubblicità trasmesse in tv, ma anche a causa dei gadget distribuiti insieme ai menù, che invogliano i bambini a mangiare questo tipo di cibo più spesso.

Tutto ciò è molto preoccupante in quanto questo cibo è poco sano per la crescita e favorisce l’obesità, dunque i bambini dovrebbero starne alla larga o per lo meno consumarlo molto raramente.

Uno studio pubblicato nel 2010 dal Journal of Law and Economics dimostrava che l’obesità infantile è largamente collegata alle pubblicità che vengono lanciate tramite i mass media, in quanto è stato riscontrato che il divieto di trasmettere messaggi pubblicitari di junk food nel solo anno 2010 ha generato una diminuzione di circa il 18% proprio dell’obesità tra i più piccoli.

Dunque per quale motivo permettiamo ancora a questi messaggi pubblicitari di stamparsi nella mente dei bambini? Ci siamo mai chiesti tutto questo? Riflettiamoci un po’ e iniziamo a ribellarci, il mondo è di tutti e nessuno può manipolarci se noi non lo vogliamo!

Italia Imbimbo

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin