colesterolo bambini

Colesterolo e bambini: quando bisogna iniziare a controllarlo?

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Ormai per tutti è assunto come un dato certo che tra i bambini delle nuove generazioni ce ne siano tantissimi in sovrappeso e/o obesi.

La presenza di chili in più è determinato sia dalla mancanza di attività fisica e sia da una pessima alimentazione ricca di cibi grassi e poco salutari. È quindi facilmente intuibile che questi bambini possano incorrere in malattie come l’ipercolesterolemia, cioè l’eccesso di colesterolo nel sangue.

Ma quando bisogna iniziare a tenere sotto controllo il colesterolo facendo analisi del sangue specifiche e iniziando eventualmente una cura? Gli esperti sono abbastanza in disaccordo su questo aspetto. L’associazione dei pediatri americani, per esempio, dice che si dovrebbe cominciare già dalla scuola elementare. Questi ricercatori, attraverso la rivista “Pediatrics”, hanno consigliato di effettuare uno screening di tutti i bambini a partire dai 9 anni, da ripetere a 17 anni.

L’approccio utilizzato precedentemente era quello di effettuare i controlli solo sui bambini che erano considerati a rischio, cioè quelli che hanno genitori con ipercolesterolemia familiare o che hanno subito infarti o ictus in giovane età. Ma la decisione di estendere i controlli a tutti i ragazzini deriva dal fatto che molti di loro soffrono di questa patologia pur non avendo le caratteristiche di rischio sopra elencate e quindi, siccome è importantissimo individuare in tempo la malattia, i controlli andrebbero effettuati su tutti per salvaguardare la salute cardiovascolare delle nuove generazioni.

Ovviamente con l’aumento del peso dei ragazzini aumenta anche la probabilità di riscontrare la presenza di alti tassi di colesterolo nel sangue. Anche nel nostro paese le stime sono abbastanza preoccupanti, infatti quasi il 25% dei bambini è sovrappeso e il 10% è obeso. Francesco Martino, direttore del Centro per lo studio delle dislipidemie infantili del Policlinico Umberto I di Roma, ha spiegato questo fenomeno dicendo: “Soprattutto in questi bambini, oltre che in quelli che soffrono di diabete di tipo 2, malattia in aumento in età pediatrica, i livelli di colesterolo andrebbero controllati prima possibile, perché anche il processo aterosclerotico può iniziare già in tenera età pur non provocando disturbi. Se poi si dovessero scoprire anomalie che riguardano in particolare il colesterolo LDL, quello “cattivo”, si avrebbe la possibilità di intervenire con successo, visto che eventuali lesioni a carico delle arterie nei bambini sono ancora reversibili”.

Quindi il problema esiste e deve essere curato. Ma come agire? La soluzione ideale sarebbe quella di promuovere ed incentivare stili di vita più sani iniziando dall’alimentazione fino ad arrivare ad un incremento dell’esercizio fisico. Però c’è il rischio che vengano somministrate, fin dalla giovane età, le statine, cioè dei farmaci adatti per la riduzione del colesterolo cattivo nel sangue, e solo per prendere una scorciatoia contro le difficoltà di effettuare drastici cambiamenti di stili di vita. Il dottor Martino ha precisato quali dovrebbero essere i casi in cui sia consigliato l’utilizzo dei farmaci anche per i bambini: “La terapia farmacologica andrebbe utilizzata solo nei casi di un’ipercolesterolemia di tipo genetico particolarmente grave, difficile da correggere in altro modo”.

In tutti gli altri casi invece bisogna agire sulla dieta e prescrivere un’intensa attività fisica in modo da diminuire il peso e i tassi di colesterolo e trigliceridi nel sangue e questo sarà anche utile per abituare il bambino a stili di vita più sani da seguire anche nella vita adulta. Fino a che il ricorso ai farmaci non è indispensabile, sarebbe sempre meglio trovare soluzioni alternative e meno dannose!

Lazzaro Langellotti

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin