Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, più comunemente indicato con l’acronimo ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), è un disturbo del comportamento relativamente comune che, nel corso dell’infanzia, è caratterizzato da un alto livello di disattenzione e altri comportamenti che indicano iperattività motoria e impulsività.
Non è un disturbo di poco conto dato che può avere un impatto significativo sulla vita del bambino, sia per quanto riguarda l’ambito scolastico, sia per quanto riguarda l’ambito familiare. Peraltro, è un problema potenzialmente cronico e potrebbe avere ripercussioni sul normale sviluppo e anche sull’integrazione sociale del soggetto.
I bambini con ADHD sono più comunemente di sesso maschile, le varie fonti indicano infatti un rapporto maschi/femmine che nel migliore dei casi è di 3:1, ma alcuni autori indicano anche un rapporto di 9:1.
Come facilmente si può intuire, sapere quali sono i principali segni e sintomi del disturbo è fondamentale per riconoscerlo precocemente e favorire un intervento tempestivo, migliorando così la qualità di vita del bambino e le sue prospettive future.
Indice
Quando rivolgersi a uno specialista?
Il riconoscimento dei segni e dei sintomi dell’ADHD è, come accennato, il primo passo per affrontare il problema in modo efficace. Tuttavia, non è sempre facile distinguere tra comportamenti tipici dell’età evolutiva e segnali di un problema più profondo. Per questo motivo, quando il genitore sospetta che alcune manifestazioni del bambino possano essere spia di un problema sottostante, è importante rivolgersi a uno specialista, come un neuropsichiatra infantile o uno psicologo, per una valutazione accurata.
L’intervento precoce, che può includere terapie comportamentali, supporto psicologico e, in alcuni casi, trattamenti farmacologici, è essenziale per migliorare la gestione della sintomatologia e favorire un’evoluzione positiva. In un’epoca sempre più digitale come la nostra, un’opzione percorribile è anche quella del supporto di uno psicologo online, un’opportunità valida e accessibile per i genitori che cercano un aiuto iniziale.
ADHD: la sintomatologia
Gli elementi chiave del disturbo sono la disattenzione, l’iperattività e l’impulsività.
Per quanto riguarda la disattenzione, il problema si fa più evidente al momento della scolarizzazione. Il bambino con ADHD, rispetto a un coetaneo, incontra difficoltà nel mantenere l’attenzione o a concentrarsi su un determinato compito per il tempo necessario. Ciò si manifesta soprattutto nel caso di quelle attività che il bambino ritiene noiose o eccessivamente ripetitive. La disattenzione può essere riscontrabile nei compiti scolastici, ma anche nelle attività ludiche.
I bambini con ADHD tendono a commettere errori in ambito scolastico: popolarmente si parla di “errori di distrazione”. Molto spesso sembrano non ascoltare quando l’insegnante si rivolge loro.
Tipicamente sono soggetti disordinati e facilmente distraibili, anche con stimoli che per altri bambini hanno scarso o nullo significato. Tendono anche a evitare – o si rifiutano di eseguire – compiti o lavori che richiedono un certo impegno. L’organizzazione del lavoro è per loro molto difficoltosa.
Per quanto riguarda l’iperattività, con questo termine si indica l’eccessiva esuberanza che può essere motoria e/o vocale. Difficilmente i bambini iperattivi rimangono seduti a lungo, sono sempre piuttosto agitati, delle vere e proprie “trottole”. Questi comportamenti possono verificarsi sia nell’ambiente scolastico che nell’ambiente domestico, che si tratti di compiti o di giochi.
Per quanto riguarda, l’impulsività, essa si manifesta nella difficoltà che il bambino ha nell’evitare comportamenti inappropriati, così come ha difficoltà a rimandare un intervento o una risposta o ad attendere una gratificazione che sente di meritare. Mostra spesso impazienza e mal digerisce l’attesa del proprio turno. Tende anche a rispondere velocemente e a interrompere gli altri quando parlano.
ADHD nei bambini: il trattamento
Il trattamento dell’ADHD prevede generalmente la combinazione di terapie farmacologiche, terapie comportamentali e interventi educativi. I farmaci utilizzati possono essere stimolanti e no. Ovviamente, il ricorso alla terapia farmacologica viene concordato con il pediatra di riferimento o comunque con un professionista della salute mentale dato che i primi obiettivi sono quello della sicurezza e quello della minimizzazione degli effetti collaterali.
Un ruolo importante è poi quello giocato dalle terapie comportamentali e dagli interventi educativi, anche considerando che spesso nei bambini con ADHD non è infrequente la presenza di altri disturbi, in particolare di quelli legati all’apprendimento. L’insieme di tutti questi interventi riesce di norma a ottenere miglioramenti significativi.