Curare i bambini a suon di antibiotici non va affatto bene. Oggi, più che mai, è importante promuovere un uso consapevole e mirato dei farmaci in età pediatrica. Negli ultimi anni, la questione si è fatta ancora più urgente, anche alla luce della crescente resistenza agli antibiotici, una delle minacce sanitarie più rilevanti a livello globale.
Già i nostri pupi conoscono fin troppe medicine, guarire poi anche solo un raffreddore con gli antibiotici significa rinforzare, nostro malgrado, i loro batteri. In parole semplici: se si somministrano antibiotici quando non sono necessari, si rischia di renderli inefficaci proprio nei momenti in cui servirebbero davvero.
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Antibiotici ai bambini: vecchi dati ancora preoccupanti
La colpa? Sia dei genitori, sia dei pediatri che, secondo alcuni dati del rapporto “Arno Bambini” del maggio 2012, hanno fatto impennare la curva delle prescrizioni nel 2010, tanto che un bimbo su due (il 58%) durante l’anno ha assunto almeno un farmaco, con differenze tra Nord (46%) e Sud (76%).
A essere sottoposti a terapie farmacologiche sono soprattutto i maschietti nel primo anno di vita (69% contro il 65% delle femmine), mentre ad ogni bambino si prescrivono mediamente 2,7 confezioni di medicine (senza contare i farmaci da automedicazione).
Secondo il rapporto, realizzato dal Cineca (Consorzio interuniversitario Bologna), il 96% delle prescrizioni è proprio di antibiotici (48%), seguiti dagli antiasmatici (26%), in aumento per l’aumento delle malattie respiratorie e allergiche, e corticosteroidi (8,6%) con un picco nel primo anno di età, dove quasi 7 bebè su 10 sono stati trattati con antibiotici (66,2%) e più di 4 su 10 con antiasmatici (42,2%).
Dati aggiornati al 2025: qualcosa è cambiato?
Negli ultimi anni sono stati fatti alcuni passi avanti. Secondo i dati più recenti dell’AIFA e del Ministero della Salute, la sensibilizzazione sulle buone pratiche in ambito pediatrico sta finalmente dando i suoi frutti. Le campagne informative rivolte ai genitori e la formazione continua dei pediatri hanno contribuito a una lieve diminuzione delle prescrizioni inappropriate.
Tuttavia, l’Italia continua a essere uno dei paesi europei con il più alto consumo di antibiotici in età pediatrica. La pressione sociale e la tendenza a cercare “una cura rapida” spingono ancora molte famiglie a richiedere farmaci anche in presenza di infezioni virali, dove gli antibiotici sono completamente inutili.
Il rischio della resistenza batterica
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato più volte l’allarme: l’abuso e l’uso scorretto degli antibiotici, soprattutto nei primi anni di vita, contribuisce alla selezione di batteri resistenti. Questi batteri diventano progressivamente più difficili da trattare, rendendo inefficaci i farmaci su cui per decenni si è basata la medicina moderna.
Il problema non riguarda solo chi assume l’antibiotico: la resistenza si diffonde nella comunità, rendendo anche le infezioni banali potenzialmente pericolose.
Antibiotico sì o no? I casi in cui è davvero necessario
Un antibiotico non è una medicina “jolly”: va somministrato solo in presenza di infezioni batteriche accertate. Alcuni esempi in cui può essere davvero indicato includono:
- Otiti purulente o recidivanti
- Tonsilliti batteriche da streptococco (diagnosticate con tampone)
- Infezioni urinarie confermate da urinocoltura
- Polmoniti batteriche
Per raffreddori, tosse, influenza e faringiti virali, invece, l’antibiotico non solo è inutile, ma dannoso.
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Buone pratiche da seguire
Come genitori, possiamo fare molto per proteggere la salute dei nostri figli e contribuire alla lotta contro la resistenza batterica. Ecco alcuni consigli utili:
- Non somministrare antibiotici di propria iniziativa
- Affidarsi sempre al parere del pediatra
- Completare la terapia anche se il bambino sembra stare meglio
- Non conservare né riutilizzare antibiotici avanzati
- Favorire stili di vita sani e rafforzare il sistema immunitario
L’abuso di antibiotici in età pediatrica è un problema serio, che va affrontato con informazione e buon senso. Anche se negli ultimi anni si sono fatti progressi, la strada è ancora lunga. Proteggere i nostri bambini significa anche educarli (e educarci) a un uso più consapevole dei farmaci, partendo proprio da quelli più diffusi: gli antibiotici.