parole autismo

© Cheryl Casey | Dreamstime.com

Le parole dell’autismo

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Servono molto, servono a tanto le parole dette ai bambini con autismo. E non solo quelle.

Insegnar loro a parlare e a tenere ordine nella propria mente, a gestire ciò che si cela nel loro io più interiore. Così solo si può aiutare i bambini con autismo a essere più o meno indipendenti, a svolgere, più o meno serenamente, le attività più complesse. Ad essere, più o meno, meglio presenti nella vita di chi li circonda.

Lo sostengono i ricercatori inglesi della Durham University, secondo cui quanto più manca l’uso di un discorso interiore, tanto più i bimbi autistici non sono in grado di comunicare. Ecco perché diventano fondamentali strategie di intervento per favorire il discorso interiore e incoraggiare i bambini a descrivere le proprie azioni ad alta voce.

Se ci pensate, capita spesso che quando tentiamo di risolvere un problema siamo portati a tradurre a parole il nostro pensiero, come se guidassimo noi stessi verso un determinato obiettivo. Cosa che capita anche nei bambini a “sviluppo tipico”, poco invece in quelli autistici.

“I bambini con autismo – sostiene David Williams, docente del Dipartimento di Psicologia alla Durham – spesso perdono nei primi anni di infanzia le giuste occasioni per validi e produttivi scambi comunicativi, sviluppando così quella tendenza a non usare il linguaggio interno da adulti”.

È proprio questo non uso del “discorso interiore” che

“contribuisce allo sviluppo di alcuni dei comportamenti ripetitivi comuni nelle persone con autismo. Questi risultati dimostrano che il discorso interno ha le sue radici nella comunicazione interpersonale con gli altri dei primi anni di vita, e dimostra che le persone che risultano inefficienti a comunicare con gli altri lo saranno in genere anche con se stessi”.

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di wellme per tre anni, scrive per greenMe da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania