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Quelle bimbe pestifere create dal bisfenolo A

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Bambine, molto piccole, che manifestano forme di disagio psichico quali depressione, iperattività, aggressività, o altri disturbi comportamentali molto seri. Il motivo?

Può essere colpa del bisfenolo A (BPA). Si tratta di una sostanza riconosciuta come tossica e potenzialmente cancerogena, per fortuna già da diverso tempo bandita dall’Unione Europea nella produzione dei biberon.

Il bisfenolo A, però, è ancora presente in moltissimi oggetti di uso quotidiano, quali bottiglie in plastica, contenitori, rivestimento interno di alcune lattine. Oggetti, dunque, con i quali una futura mamma può entrare abitualmente in contatto.

Ed il problema è proprio questo. Il fatto che una donna incinta tocchi prodotti che contengono bisfenolo A, può avere effetti nocivi sul comportamento delle nasciture.

È quanto emerso da uno studio compiuto presso la Harvard School of Public Health e pubblicato sulla rivista Pediatrics. I ricercatori hanno preso in esame 244 madri ed i loro bambini, dalla nascita fino all’età di 3 anni. Durante il periodo della gravidanza – precisamente alla 16ma, 26ma settimana e poi alla nascita del bambino – le donne sono state sottoposte ad esami delle urine per verificare il livello della loro esposizione al bisfenolo A.

Sul 96% dei nascituri è stata riscontrata la presenza di tracce di bisfenolo A, ma, come evidenziano i ricercatori “Durante la gestazione, e non nell’infanzia, l’esposizione al BPA può avere un impatto negativo sulle funzioni neuro comportamentali, e le ragazze sembrano essere più sensibili al BPA rispetto ai ragazzi. Nessuno dei bambini aveva un comportamento clinicamente anormale, ma alcuni bambini avevano problemi di comportamento più di altri. L’aumento delle concentrazioni di BPA gestazionale è risultato associato a un comportamento iperattivo, più aggressivo, ansioso e depresso, nonché una mancanza di controllo emotivo e inibizione nelle ragazze“.

Un risultato allarmante, che spinge ad adottare provvedimenti restrittivi ancora più drastici nei confronti di una sostanza in grado di nuocere così gravemente alle bambine anche in forma indiretta, come appunto può accadere nel momento in cui una futura mamma entra in contatto con essa.

È quanto sottolinea anche Elisabeth Salter Green, che guida la CHEM Trust, ente la cui azione è volta a tutelare esseri umani ed animali dall’azione nociva degli agenti chimici “La nostra esposizione al BPA è onnipresente a causa dei tanti prodotti di uso comune, ma se realmente ci sono collegamenti tra l’esposizione in utero e problemi di salute successivi dobbiamo adottare misure efficaci per ridurre l’esposizione a questa sostanza. La UE, quindi, deve agire ora per proteggere le generazioni future da rischi per la salute. Le donne in gravidanza e le persone in età riproduttiva devono essere la massima priorità“.

Francesca Di Giorgio

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