Le donne che iniziano una gravidanza sottoponendosi a una fecondazione in vitro hanno più probabilità di sviluppare coaguli di sangue potenzialmente letali. L’allarme viene dai ricercatori svedesi del Karolinska Institutet, che hanno scoperto come il rischio di embolia, in cui un coagulo di sangue provoca un blocco nell’arteria principale del polmone, e di tromboembolismo venoso, in cui il trombo venoso è costituito da un coagulo intravascolare, sia 4 volte maggiore per le donne che hanno concepito tramite fecondazione artificiale rispetto a quelle che hanno concepito naturalmente.
Lo studio, il primo del suo genere, ha analizzato quasi 24mila donne che hanno avuto una gravidanza Fivet e 117mila donne che hanno avuto una gravidanza normale. I dati pubblicati sul British Medical Journal rivelano che le partecipanti sono state abbinate per età, con una media di 33 anni. È stato così rilevato che le donne inseminate artificialmente con diagnosi di tromboembolismo venoso erano 4,2 su 1000, rispetto a 2,5 su 1000 tra coloro che hanno avuto una gravidanza naturale.
Il rischio era più alto nei primi tre mesi di gravidanza, 1,5 su 1000. Non ci sarebbe, invece, nessuna differenza sostanziale di rischio prima della gravidanza o nel primo anno dopo il parto.
I ricercatori hanno anche identificato 19 donne con ostruzioni arteriose potenzialmente pericolose per la vita nel gruppo delle fecondazioni assistite (un tasso dello 0,08%), rispetto alle 70 donne a rischio (un tasso dello 0,05%) tra le gravidanze naturali. Il rischio nelle donne che non hanno concepito naturalmente è più alto durante tutta la gravidanza, e in particolare nel primo trimestre.
Per questo il team ritiene che i medici dovrebbero essere consapevoli del pericolo: anche se il numero di casi rimane piccolo, la formazione di coaguli di sangue nel polmone sono una delle principali cause di morte delle donne in gravidanza. Il motivo, suggerisce il team, potrebbe essere l’enorme aumento dei livelli di estrogeni attivati dai farmaci ormonali della fecondazione in vitro.
“Durante la procedura di fecondazione in vitro i farmaci ormonali sono indicati per stimolare i follicoli a far crescere più uova. Questo aumenta i livelli di estrogeni nel corpo tra le dieci e le 100 volte ed è probabile che l’impatto sulla coagulazione del sangue causi un aumento della formazione di coaguli. Il rischio è più alto durante il primo trimestre della gravidanza“, conclude il professor Peter Henriksson, autore della ricerca.
Roberta Ragni