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Ipertensione in gravidanza: mortale per una donna su 5

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Gravidanza: tra i molteplici aspetti della salute della mamma da monitorare con attenzione particolare c’è la pressione sanguigna.

L’ipertensione infatti, conosciuta come preeclampsia o gestosi, colpisce il 5% delle donne incinte ed è addirittura causa del 20% del totale dei decessi che si verificano durante la gravidanza.

È questo il dato emerso durante il Congresso della International Society for the Study of Hypertension in Pregnancy (ISSHP), in svolgimento per la prima volta in Italia, a Roma. Quali le cause di questa insidiosa patologia? Ancora poco note, purtroppo, per questo è essenziale agire sulla prevenzione e sul monitoraggio costante, senza trascurare sintomi sospetti, tra i quali campanelli d’allarme sono, in particolare, pressione sanguigna che superi i 140/190 mmHg, gonfiore al volto e alle mani, presenza di proteine nelle urine.

Un’attenzione privilegiata meritano le donne alla prima gravidanza, quelle che abbiano superato i 35 anni, dopo i quali la preeclampsia sembra avere un’incidenza sino a tre volte superiore, e le gestanti che abbiano manifestato patologie metaboliche, cardiovascolari oppure obesità. Il Professor Herbert Valensise, presidente del Congresso dell’ISSHP e dell’Associazione Italiana Preeclampsia (Aipe) afferma “È importante informare le nostre pazienti perché non sottovalutino i sintomi precoci. È necessaria però una maggior sensibilizzazione dei medici. Le future madri a rischio vanno monitorate ed indirizzate su un corretto percorso di prevenzione. Non solo per evitare i decessi. Nuovi studi presentati in questo congresso dimostrano infatti che chi soffre di questo disturbo durante la gestazione, sarà in futuro cinque volte più a rischio di incorrere in eventi cardiaci gravi, come l’infarto. La pressione alta è quindi in grado di portare in evidenza eventuali debolezze del cuore. La gravidanza diventa così una vera e propria prova da sforzo.

Come intervenire nel caso ad una gestante venga diagnosticata la preeclampsia? Riposo a letto e “visita medica almeno ogni 2 giorni“, conclude Valensise.

Francesca Di Giorgio

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