Fa bene all’umore e al fisico, combatte l’Alzheimer, l’ansia e il dolore e migliora addirittura le abilità cognitive. Ma sapevate che la musica fa bene anche allo sviluppo cerebrale e comportamentale del neonato?
Lo rivela Laurel Trainer – direttrice del canadese McMaster Institute for Music and the Mind ed esperta di ricerche su musica e sviluppo mentale – sulle riviste Developmental Science e Annals of the New York Academy of Sciences.
Per avere tali benefici, però, non basta ascoltare un brano. È necessario che il bambino frequenti delle vere e proprie lezioni di musica, dove egli può giocare attivamente con la melodia: ad esempio, ritmare una filastrocca o una ninna-nanna utilizzando le percussioni oppure semplicemente facendogliela canticchiare.
Gli studiosi, per arrivare a tale conclusione, hanno osservato per sei mesi i comportamenti di due diversi gruppi di bambini al di sotto di un anno di età. Un gruppo partecipava con i genitori a delle lezioni di musica; l’altro giocava semplicemente in una stanza con un sottofondo musicale. Il risultato: coloro che venivano guidati all’ascolto attivo mostravano una preferenza delle melodie più armoniche ma soprattutto un atteggiamento positivo, una maggiore capacità di comunicazione e di ricezione ed erano più disponibili verso il mondo esterno, rispetto a coloro che semplicemente ascoltavano la musica in maniera passiva.
Dunque l’arte musicale – cantare o suonare uno strumento, anche in maniera amatoriale – sembrerebbe un ottimo metodo per migliorare le connessioni cerebrali e rendere la mente più adattabile ai cambiamenti.
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Fabrizio Giona