A volte è una necessità, altre una scelta, ma le mamme sempre più spesso lavorano.
Diventano così delle esperte del multitasking, tra piatti da lavare, bimbi da portare di qua e di là, scadenze da rispettare e incarichi lavorativi da svolgere, complici le nuove tecnologie, sempre più spesso anche a casa.
Tutto ciò le rende felici e soddisfatte? Secondo uno studio dell’Università del North Carolina, sì: le mamme che lavorano sono più felici e ciò incide anche sulla loro salute.
I ricercatori hanno seguito un gruppo di 1.364 donne di 9 diverse aree metropolitane scoprendo che quelle che lavoravano presentano un livello di depressione inferiore rispetto alle casalinghe, con una salute in generale migliore. Tutto ciò perché prima di tutto, spiegano i ricercatori, l’introito economico che riescono a raggiungere ne sostiene la salute psicofisica, il ruolo di moglie e l’impegno di madre. Inoltre, mentre le casalinghe rischiano di rimanere socialmente isolate, le donne lavoratrici hanno più stimoli e sono anche in grado di gestire meglio il proprio tempo libero.
Tutto vero? Non proprio, visto che un altro studio, sempre americano, sostiene il contrario: le mamme lavoratrici hanno maggiori problemi psichici e fisici. Secondo i ricercatori della Michigan State University, che hanno studiato per un anno 368 madri e 241 padri di 500 famiglie di 8 diverse aree metropolitane, quando entrambi i coniugi lavorano, le donne sono più stressate e più vulnerabili. Ed è proprio il multitasking, con il continuo passare da un’attività all’altra, dal lavoro alla famiglia, dalle scadenze ai compiti dei figli, ad essere risultato la loro principale fonte di stress. Lo studio, pubblicato sull’American Sociological Review, rivela infatti che il peso delle responsabilità domestiche è ancora quasi tutto sulle spalle delle donne: ben il 53% di quelle che lavorano.
Ma allora come si può essere contente di lavorare senza rischiare di stressarsi a causa del multitasking? Semplice, chiedendo completa collaborazione ai mariti, dividendo con loro i compiti in maniera equa. E pretendendo dalle istituzioni e dalle aziende migliori politiche sociali, che possono rivelarsi fondamentali per non impazzire tra le mille attività che affrontano quotidianamente le mamme lavoratrici.
Roberta Ragni