Che si tratti di pillole, di cerotti o di ormoni, le donne italiane che affrontano la menopausa dicono sempre più spesso no ai farmaci: circa il 60% di loro sopporta i sintomi tipici, come le fastidiose vampate, senza il supporto di nessuna medicina.
Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali – OsMed, le terapie ormonali per la menopausa in Italia sono passate dalle 30 dosi giornaliere di farmaco ogni mille abitanti nel periodo 2000-2002, alle 15 del 2010.
Le donne italiane, quindi, non vivono questo momento particolare della propria vita come una malattia e non sentono il bisogno di “curarsi”. Ma il “niet” secco e deciso agli ormoni è sempre la scelta migliore? Non proprio. Perché escludere a priori l’uso di ormoni non sempre è corretto.
“Come ogni terapia – spiega Valeria Dubini, vicepresidente dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani – anche quella ormonale per i disturbi della menopausa presenta rischi e benefici, che devono essere soppesati nei singoli casi. In base a questo, una volta che è stata debitamente informata, a scegliere deve essere la paziente: solo lei sa quanto i sintomi sono tollerabili o quanto compromettono la qualità della sua vita“. Secondo una recente ricerca, ad esempio, la terapia ormonale sostitutiva sarebbe in grado di contrastare l’effetto “ingrassamento” portato dalla menopausa, che dopo i 50 anni può far ingrassare ingrassare in media di 1 Kg l’anno.
Il dibattito scientifico sulle cure ormonali sostitutive, fra detrattori e sostenitori, resta uno dei più accessi. Sta di fatto che un’eventuale cura ormonale non va mai fatta a scopo preventivo. Riguardo alla menopausa, quando si parla di prevenzione bisogna agire in primo luogo sui comportamenti alimentari, l’attività fisica e la prevenzione del fumo, per evitare la disabilità ed assicurare il più lungo periodo possibile di autonomia e buona qualità di vita. E magari si possono anche cercare dei metodi alternativi per alleviare i sintomi, come la meditazione.
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