Un bambino italiano su 3 è sovrappeso, 1 su 10 obeso, con la probabilità nel 50% dei casi che lo sia anche in età adulta, con tutte le conseguenze della sindrome metabolica (ipertensione, obesità viscerale, diabete, fegato grasso). Un dato che ci colloca al terzo e al quarto posto in Europa per la maggiore incidenza di bambini sovrappeso e obesi.
A lanciare l’allarme è l’ANDID, l’Associazione Nazionale dei Dietisti Italiani, che, in occasione del 24° Congresso Nazionale che si apre oggi a Verona, lamenta la grave situazione italiana: secondo l’indagine “Okkio alla Salute“, svolta nelle scuole dall’Istituto Superiore di Sanità, il 70% dei bambini, tra scuole elementari e medie, pranza nella mensa scolastica, ma su circa 2200 scuole Italiane, solo il 68% di queste ne ha una.
E anche quando c’è, nessuno controlla cosa e quanto i ragazzi scelgono, specie fra i bambini fino agli 8-9 anni, cui manca ancora il concetto di porzione, consumo e di tempo diluito nelle 24 ore. Inoltre, solo il 38% prevede la distribuzione per la merenda di metà mattina di alimenti salutari (frutta, yogurt) ed il 34% delle classi svolge meno di due ore di attività motoria a settimana. Inoltre solo 1 scuola su 3 ha avviato iniziative a favore di una sana alimentazione e l’attività motoria, con il coinvolgimento dei genitori.
“Se da un lato i menù sono, o almeno dovrebbero essere, preparati da un dietista, quindi bilanciati e adatti alla crescita dei bambini – spiega Giovanna Cecchetto, presidente dell’ANDID – dall’altro raramente nelle sale mensa sono controllati gli abbinamenti dei cibi, e meno ancora si verifica che i bambini scelgano correttamente gli alimenti e completino i piatti”.
Non solo. Cosa danno i genitori come merenda? Merendine o patatine e nemmeno controllanto l’alimentazione a colazione e a cena. Forse conseguenza del fatto che tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 36% non ritiene che il proprio figlio lo sia, mentre solo il 29% pensa che la quantità di cibo da lui assunta sia eccessiva.
“La prevenzione dell’obesità infantile – dice la Cecchetto – deve iniziare fin da neonati, favorendo il più possibile l’allattamento protratto al seno e tenendo sotto controllo l’eccessivo recupero di peso nei primi anni di vita. Studi scientifici hanno infatti dimostrato che quasi la metà di bambini obesi resteranno tali anche da adulti, favorendo però la prevalenza elevata alla sindrome metabolica, strettamente connessa al tipo di alimentazione, già in età adolescenziale“.
Per sensibilizzare genitori, insegnanti e bambini è in arrivo nei prossimi mesi un Atlante fotografico tridimensionale, edito dall’Istituto Scotti Bassani, in rapporto 1:1. “Il volume, distribuito inizialmente in formato elettronico su CD, costituirà per gli operatori di settore e per la classe pediatrica un valido ausilio volto ad ‘educare’ le mamme di bimbi da 0 a 9 anni alla corretta preparazione delle pappe, allo svezzamento e all’impostazione di una sana alimentazione. L’Atlante su CD sarà distribuito su richiesta“.
“I dati emersi dall’indagine – conclude Cristina Cassatella – confermano la necessità di un coinvolgimento maggiore da parte di dietisti, pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, policy makers al fine di programmare azioni di sanità pubblica in modo coordinato e condiviso tra enti, istituzioni e realtà locali al fine di far conoscere le dimensioni del fenomeno obesità tra le nuove generazioni e fornire suggerimenti per scelte di stili di vita salutari. Impegno che va iniziato all’interno delle scuole e esteso alla famiglia:spetta infatti a entrambe fornire ai bambini e agli adolescenti quell’educazione alimentare che servirà loro da bussola per orizzontarsi nel terreno accidentato dell’alimentazione lungo tutta la vita“.