In Italia vengono effettuati troppi parti cesarei, molti dei quali sarebbero ingiustificati. È quanto emerso nel corso di un’indagine avviata da parte del Ministero della Salute, riguardante le nascite ospedaliere. I risultati dell’indagine potrebbero mettere a rischio quegli ospedali dove i parti cesarei sono avvenuti senza una giusta motivazione.
I parti cesarei in eccesso, spesso ingiustificati, conducono ad uno spreco di 85 milioni di euro all’anno. Sono state esaminate come campione 1117 schede cliniche. Nel 43% dei casi è stata evidenziata la presenza di un parto cesareo non motivato. Si tratta di interventi che possono incidere negativamente sulla salute della donna ed in merito ai quali è necessario agire in modo da riportare la situazione alla normalità, secondo quanto dichiarato da parte del ministro Renato Balduzzi.
Nelle cartelle cliniche esaminate era assente la documentazione necessaria a giustificare il parto cesareo. Il ministro teme che ciò sia dovuto ad una situazione di opportunismo. Gli ospedali percepiscono infatti per ogni parto cesareo un rimborso di 1139 euro, che va ad aggiungersi a quanto già previsto per il parto naturale, il cui rimborso è pari a 1318,64 euro.
Le cartelle cliniche risultate irregolari verranno inviate all’autorità giudiziaria. La media italiana rispetto ai parti cesarei si trova ben al di sopra della media europea. I casi sono distribuiti in maniera piuttosto omogenea tra le regioni italiane e riguardano, tra l’altro, Lombardia, Marche, Lazio, Puglia e Sicilia. Il parto cesareo è davvero sempre necessario?
Marta Albè