EllaOne, la pillola dei 5 giorni dopo, va assunta dopo il test di gravidanza, o no? Questa la domanda a cui l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) è chiamata a rispondere.
E mentre si attende il “verdetto” sul via libera alla pillola in Italia e alle sue modalità di impiego dell’ulipristal acetato, che dovrebbe arrivare tra il 13 e il 15 settembre prossimi, la Società italiana della contraccezione (Sic) e la Società medica italiana per la contraccezione (Smic), con il supporto della Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia), lanciano un appello all’Aifa, chiedendo che l’utilizzo del farmaco non sia subordinato all’esecuzione di un test ematico di gravidanza.
“L’Aifa si allinei a quanto raccomandato da tutte le altre agenzie regolatorie internazionali che non subordinano la prescrizione dell’Ulipristal acetato, la cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo” all’esecuzione del test ematico per escludere una gravidanza in corso, se non in caso di dubbio del medico” hanno detto le società scientifiche mediche. Questo “ridurrebbe l’accesso delle donne” a tale contraccettivo.
Ma gli esperti spiegano che il test sarebbe “ingiustificato dal punto di vista clinico, poiché la diagnosi di stato di gravidanza compete al medico” , oltre a essere “un rischio concreto di inaccessibilità o ritardo nell’accesso al farmaco, tant’é che la sua obbligatorietà non é prevista dalle altre agenzie regolatorie europee e internazionali“.
“Questo farmaco – spiega il presidente della Società medica italiana per la contraccezione, Emilio Arisi – inibisce l’ovulazione della donna per 5 giorni dalla sua assunzione; in questo lasso di tempo, gli spermatozoi muoiono e la donna, dopo un rapporto a “rischio”, non può dunque restare incinta. Si tratta quindi di un farmaco contraccettivo e non abortivo“.
Anche per il presidente della Società italiana della contraccezione, Carmine Nappi, “è escluso che tale farmaco abbia effetti negativi su di una gravidanza già instaurata, ma l’efficacia di EllaOne dipende in gran parte dalla tempestività con cui è somministrata. Prevedere un test di gravidanza comporterebbe inevitabilmente un ritardo nell’assunzione del farmaco e potrebbe inficiare l’efficacia della contraccezione d’emergenza“.
Secondo Salvatore Dessole, direttore della Clinica ostetrica dell’Università di Sassari e membro consiglio direttivo Sigo, “avere a disposizione questo strumento porterebbe a una ulteriore riduzione degli aborti per gravidanze indesiderate. Gli ultimi dati Istat ci dicono che nel 2009 ci sono stati oltre 118 mila aborti. A questi bisogna aggiungere almeno 15 mila aborti clandestini che si verificano soprattutto nel Centro-Sud. È vero che l’Italia non è tra i Paesi con i tassi di aborto più elevati, ma ridurre ulteriormente questi valori sarebbe una conquista“.
In conclusione, gli specialisti contestano una eventuale limitazione all’accesso al farmaco, non presente in nessun altro Paese e che penalizzerebbe di certo le donne.
Roberta Ragni