Pillola dei cinque giorni dopo: ben 7 ginecologi su 10 non la prescrivono, molto probabilmente perché questo tipo di contraccezione di emergenza a base di ulipristal acetato richiede un test di gravidanza obbligatorio.
È il dato che emerge da un’analisi svolta da Datanalysis per la Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC) su un campione di 200 ginecologi di tutta Italia
Il risultato dell’indagine conferma i timori paventati già prima della decisione assunta dall’Aifa di inserire l’obbligatorietà del test su beta-Hcg dalla Società per la Contraccezione.
“Un’anomalia tutta italiana – spiega Emilio Arisi, presidente della Società – che sta penalizzando in primis le donne che devono sottoporsi a un test spesso non necessario per poter ricevere un farmaco che risulta sempre comunque più efficace delle precedenti formulazioni. Se viene utilizzato nelle prime 24 ore dal rapporto a rischio di gravidanza non desiderata – aggiuge Arisi – è tre volte più efficace delle precedenti preparazioni a base di levonorgestrel, e comunque lo è due volte di più nelle prime 72 ore“.
In Germania, dove non c’è l’obbligatorietà del test, a 5 mesi dalla commercializzazione della pillola dei cinque giorni dopo sono state vendute quasi 13mila confezioni. In Italia, nello stesso arco temporale dalla commercializzazione avvenuta lo scorso 2 aprile, sono state invece vendute circa 4.500 confezioni, e quindi quasi un terzo del dato tedesco.