Sempre più donne fanno ricorso alla procreazione assistita per fare figli, sempre più spesso sono 40enni.
Dopo pochi giorni dalla decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo di accogliere il ricorso di una coppia italiana contro la legge 40 del 2004, è questo il quadro che emerge dalla Relazione annuale sulla legge 40 inviata dal Ministero della Salute al Parlamento e presentata dal Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella.
Crescono tutti gli indici: il numero di coppie, il numero di embrioni, i cicli, le gravidanze, che nel 2009 hanno portato alla nascita di 10.819 bambini, pari all’1,9% dei bambini nati in Italia. Sarà anche un po’ merito del web, che consente di informarsi e condividere le proprie esperienze e testimonianze? Forse. Fatto sta che continua a crescere l’età media delle donne italiane che si sottopongono ai trattamenti, che sale dai 35,9 anni in media del 2008 36,2 del 2009. 28,2% sono, invece, i cicli effettuati su pazienti over 40. Una fascia d’età in cui le percentuali di successo scendono vertiginosamente. Tra i 40 e 42 anni infatti si arriva al 6,9% dei parti e dopo i 43 anni all’1,7%.
I cicli procreativi iniziati sono stati 85.385 e le gravidanze ottenute 14.033 gravidanze. Rispetto al 2008, sono aumentati i cicli iniziati (+8,8%), le gravidanze ottenute (+12,3%), e i bambini nati vivi (+7,3%). Sono invece calate le complicanze da iperstimolazione ovarica, scese dallo 0,45% allo 0,28%.
Ma uno dei dati più rilevanti è il numero degli embrioni congelati con le tecniche di procreazione medicalmente assistita, aumentato di 10 volte. Un aumento registrato tra maggio e dicembre 2009 e determinato dagli effetti della sentenza 151/2009 della Corte Costituzionale che dichiarò illegittimo “un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre embrioni“. “La crioconservazione degli ovociti è una tecnica in cui l’Italia è all’avanguardia, che non presenta problemi etici ne’ di possibili contenziosi legali. Sarebbe un peccato se scomparisse“, ha detto il Sottosegretario Roccella.
Inoltre, si scopre anche che le prestazioni di pma vengono eseguite principalmente nelle strutture pubbliche o convenzionate, anche se il 55,1% dei centri è privato. Vi sono alcune realtà più virtuose (sono pubbliche circa il 60% delle strutture al Nord) e altre meno: la maglia nera al sud, dove la Calabria conquista il fondo della classifica con una sola struttura. Giulia Scaravelli, che gestisce il registro italiano sulla pma presso l’Istituto superiore di sanità spiega che “molti centri, sia pubblici che privati, fanno pochi cicli in un anno. Alcuni addirittura poco di più di 20. Inoltre 150 centri offrono solo tecniche di pma di I livello, cioè l’inseminazione intrauterina e il congelamento dello sperma”.
Critica la posizione dell’opposizione: “I dati presentati dal ministero della Salute non cancellano il fatto che il Paese ha bisogno di una normativa nuova in materia di Pma. La sentenza della Consulta dell’aprile 2009, infatti, ha scardinato completamente l’impianto di questa legge ed è ovvio che da allora si sia registrato un trend più positivo per la fecondazione assistita in Italia, assistendo ad un maggior numero di successi e soprattutto ad un minor rischio per le donne e per i nascituri“, ha detto, per esempio, Antonio Palagiano, responsabile nazionale sanità dell’Italia dei Valori.
Roccella annuncia, intanto, che in autunno verranno presentate le nuove linee guida sulla legge 40, che puntano principalmente sulla trasparenza: “Il nuovo documento – spiega – implicherà un assestamento in relazione a quanto stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale e anche in merito all’applicazione del decreto sulla tracciabilità di tessuti e cellule crioconservati, dunque anche dei gameti“. Maggiore trasparenza anche sulla qualità dei centri di pma “verranno resi noti i dati relativi a ogni centro circa il numero di cicli effettuati all’anno, tecniche praticate percentuali di successo, ovviamente rispettando la privacy delle coppie. Abbiamo ottenuto il via libera del Garante e daremo questi risultati a breve”.
Sul tema è intervenuta Livia Turco: “Ci auguriamo che il sottosegretario Roccella coinvolga il Parlamento nella stesura delle linee guida sulla legge 40 e che esse siano coerenti con la sentenza della Corte costituzionale“, ricordando la necessità di un coinvolgimento del Parlamento nella stesura delle linee guida. “Per quanto riguarda la relazione al Parlamento presentata oggi, siamo sicuri che l’Istituto superiore di sanità abbia fatto una valutazione obiettiva e la leggeremo con molta attenzione. Sarà l’occasione per verificare come questa legge sia di sostegno alla maternità e alla paternità responsabili”, conclude la deputata del PD.
Roberta Ragni