Gravidanza: un periodo unico, così ricco e complesso da essere difficilmente spiegabile a parole nella vastità delle trasformazioni e delle emozioni che porta con sé. Un periodo che parla di attesa, di cambiamento fisico, di intensi ed altalenanti stati emotivi, di preparazione all’accoglienza.
Una disponibilità verso la vita che si sta formando che è fatta di pensieri e progetti, di paure e sogni, di acquisti e riprogettazioni dello spazio casalingo. Il primo che, con grande sapienza, si adopera per far posto alla nuova creatura è il corpo della madre. Le trasformazioni visibili, con la pancia che cresce, sono solo la punta estrema di un processo di vera e propria rivoluzione che si verifica nell’organismo della donna in attesa, che deve custodire quel figlio, visto per nove mesi solo con l’immaginazione ed accarezzato attraverso il filtro della pancia.
Per l’organismo della mamma il feto è, in realtà, una presenza estranea, nei confronti della quale può quindi determinarsi una risposta del sistema immunitario. Per proteggere il feto, durante la gravidanza viene prodotto un elevato numero di cellule T: un particolare tipo di cellule che riconoscono gli antigeni prodotti dal feto ed impediscono, così, l’attivazione della risposta immunitaria contro di essi.
Le cellule T, prodotte nel corso della gestazione, restano nell’organismo materno per i successivi cinque anni, in modo tale che, nel caso di una successiva gravidanza, esista già un’adeguata protezione per il feto.
Per questo motivo, secondo uno studio condotto presso il Cincinnati Chidren’s Hospital Medical Center e pubblicato sulla rivista Nature, la seconda gravidanza è più facile per una madre, in quanto il suo organismo è maggiormente in grado di far fronte alle trasformazioni che si verificano, fornendo risposte adeguate.
Si tratta di uno studio che pone importanti basi per successivi approfondimenti, finalizzati in modo particolare ad elaborare possibilità di intervento contro l’aborto spontaneo o la preeclampsia.