Abdullah ha cinque anni e una malattia al sangue, Maram ne ha otto e da quando un razzo ha colpito la sua casa, lei non riesce più grave; a parlare, Moyad a cinque anni ha già visto sua madre morire sotto una bomba.
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Che storie sono queste?
Sono quelle raccontate da Magnus Wennman, il fotografo di Stoccolma che ci mostra l’altra faccia della guerra, quella dove i bambini diventano adulti in fretta, quella in cui già nel grembo materno, si inizia a percepire una realtà che non sarà fatta di bambole e trenini.
Nel suo progetto Where the children sleep, Wenmann mostra dove e come dormono i bambini rifugiati che fuggono dal conflitto in Siria, scatti sconcertanti fatti tra il Medio Oriente e l’Europa che fanno riflettere.
Sono piccole vittime inconsapevoli che dormono in giacigli di fortuna: a terra, per strada, nei boschi, su materassi o distesi sull’erba, a volte senza coperte, di certo senza peluche. Secondo i dati sono 4 milioni i bambini che hanno lasciato il proprio paese in guerra, più di un milione quelli sono i 12 anni, un esodo continuo che rischia di far diventare la Siria un paese fantasma.
Secondo il fotografo svedese, le cause della guerra possono essere difficili da capire ma non c’è niente di difficile da capire quando si tratta di bambini che hanno bisogno di un posto sicuro per dormire. Hanno perso un po’ di speranza. È difficile per un bambino di smettere di essere un bambino e smettere di divertirsi. Persino nei posti peggiori.
Ecco le foto shock che ci mostrano dove dormono i bambini rifugiati siriani.
Amir, 20 mesi, Zahle Fayda
Amir è nato rifugiato e non ha mai parlato. Sua madre Shahana crede sia stato traumatizzato nel grembo materno. Nella tenda di plastica dove ora la famiglia vive, Amir non ha giocattoli, ma lui gioca con tutto quello che riesce a trovare per terra. Lui ride molto, anche se non parla, dice la madre.
Ahmed, 6 anni, Horgos, Serbia
È da poco passata la mezzanotte e mentre Ahmed si addormenta in mezzo all’erba, gli adulti formulano piani su come uscire dall’Ungheria. Lui è coraggioso e a volte la sera piange da solo, dice lo zio che si prende cura di Ahmed da quando suo padre è stato ucciso nella loro città natale Deir ez-Zor, nel nord della Siria.
Abdullah, 5 anni, Belgrado, Serbia
Abdullah ha una malattia del sangue e dorme all’esterno della stazione centrale di Belgrado. Ha visto l’uccisione di sua sorella nella loro casa a Daraa. Lui è ancora sotto shock e ha incubi ogni notte, dice la madre. Abdullah è stanco e non sta bene ma la madre non ha i soldi per comprargli le medicine.
Fara, 2 anni, Azraq
Fara ama il calcio. Suo padre cerca di fare delle palle accartocciando qualsiasi cosa riesca a trovare ma non durano a lungo. Ogni notte, dice buonanotte a Fara e a sua sorella Tisam, di 9 anni, nella speranza che il domani porterà loro una vera e propria palla con cui giocare. Tutti gli altri sogni sembrano essere impossibili, ma non si arrendono al loro destino.
Shiraz, 9 anni, Suruc
Shiraz aveva tre mesi quando è stata colpita da una febbre alta. Il medico le diagnosticò la poliomielite e consigliò ai suoi genitori di non spendere troppi soldi in medicine in quanto la ragazza non avrebbe avuto alcuna possibilità di guarire. Poi è arrivata la guerra. La madre Leila piange quando descrive come ha avvolto la ragazza in una coperta per portarla oltre il confine da Kobane alla Turchia. Shiraz, che non può parlare, ha ricevuto una culla di legno nel campo profughi. Lei sta lì. Giorno e notte.
Walaa, 5 anni, Dar-El-Ias
Walaa vuole tornare a casa. Dice che la sua stanza si trova ad Aleppo. Lì, non piangeva mai prima di andare a letto. Qui, nel campo profughi, piange tutte le notti. Appoggiare la testa sul cuscino è orribile, dice la bambina, perché la notte è orribile con gli attacchi. Di giorno, la madre di Walaa costruisce spesso una piccola casa di cuscini per insegnarle che non c’è nulla di cui aver paura.
Juliana, 2 anni, Horgos, Serbia
Le mosche strisciano sul viso di Jiuliana e lei le scansa. La sua famiglia sta camminando da due giorni per attraversare la Serbia. Sono in fuga da tre mesi fa. È la fine di agosto e l’Ungheria è in procinto di barricarsi con il filo spinato per chiudere la frontiera e lasciare fuori il flusso di profughi. Ma per qualche giorno, è possibile passare attraverso la città di confine di Horgos. Non appena arriva la sera, la famiglia di Juliana passerà da lì.
Moyad, 5 anni, Amman
Moyad e sua madre dovevano comprare la farina per fare una torta di spinaci. Mano nella mano, erano in cammino verso il mercato di Dar’a ma sono passati davanti a un taxi in cui qualcuno aveva messo una bomba. La madre di Moyad è morta sul colpo. Moyad che è stato trasportato in aereo in Giordania ha schegge in testa, schiena e bacino.
Lamar, 5 anni, Horgos, Serbia
Lamar ha lasciato a Baghdad, le bambole e il trenino. La bomba che ha distrutto la sua casa ha cambiato tutto. Non era più possibile vivere lì. Dopo due tentativi di attraversare il mare della Turchia con un gommone, la sua famiglia è riuscita ad arrivare in Serbia attraverso i confini ungheresi. Ora Lamar dorme su una coperta nel bosco, spaventata, triste e congelata.
Maram, 8 anni, Amman
Maram era appena tornata a casa da scuola, quando un razzo ha colpito la sua casa. Un pezzo di tetto è caduto proprio sopra di lei. Sua madre l’ha portata in un ospedale da campo e da lì è stata trasportata in elicottero attraverso il confine verso la Giordania. Il trauma cranico ha causato una emorragia cerebrale. Per i primi 11 giorni Maram è stata in coma. Lei ora è cosciente, ma ha una mascella rotta e non può parlare.
Ahmad, 7 anni, Horgos / Röszke
Ahmad era a casa quando la bomba ha colpito la casa della sua famiglia a Idlib. È stato colpito alla testa, ma è sopravvissuto. Suo fratello minore non ce l’ha fatta. La famiglia aveva convissuto con la guerra per diversi anni ma senza una casa sono stati costretti a fuggire. Ahmad dorme insieme a migliaia di altri profughi sull’asfalto lungo la strada che porta al confine ungherese.
Ralia, 7 e Rahaf, 13 anni, Beirut
Ralia e Rahaf vivono per le strade di Beirut. Sono di Damasco, dove una granata ha ucciso la madre e il fratello. Insieme con il padre, dormono in queste condizioni da circa un anno. Essi si stringono vicino insieme alle loro scatole di cartone. Rahaf dice di aver paura dei “ragazzi cattivi” e Ralia inizia a piangere.
Shehd, 7 anni
Shehd ama disegnare ma recentemente tutti i suoi disegni avevano lo stessa tema: le armi. “Le ha viste continuamente, sono ovunque”, spiega sua madre mentre la bambina dorme per terra al confine con l’Ungheria. Ora lei non disegna affatto. E neanche gioca. La famiglia ha avuto difficoltà a trovare cibo durante la fuga, si sono dovuti accontentare di mele prese dagli alberi lungo la strada. Se la famiglia avesse saputo quanto sarebbe stato difficile il viaggio, avrebbe scelto di rischiare la vita in Siria.