Essere ricoverati in ospedale non è mai una cosa piacevole, non solo per gli eventuali malanni, ma anche per la triste e scialba dieta che si è costretti a fare! Spessissimo, purtroppo, vengono serviti cibi precotti chissà da quanto tempo, chissà dove, di qualità non sempre elevata e soprattutto con zero gusto.
Ma qualcosa sta cambiando, in meglio, e se ne accorgeranno presto i pazienti del nosocomio di Adria, in provincia di Rovigo, che, grazie all’iniziativa dell’ospedale a chilometri zero, potranno usufruire di piatti sani e genuini appartenenti alla dieta polesana, e quindi facenti parte dei menu territoriali.
Adria lancia questa iniziativa, quasi unica in Italia (altro esempio di menu territoriali per gli ospedali lo troviamo solo ad Asti), che deriva da una collaborazione, denominata “Ospedale più ospitale”, tra l’Usl 19 di Adria e la Coldiretti di Rovigo, grazie alla quale la mensa dell’ospedale utilizzerà prodotti agricoli di qualità, che provengono dai terreni agricoli dell’area.
L’assessore regionale alla sanità, Sandro Sandri, afferma che: «I corretti e salutari stili di vita, che tanta importanza hanno in materia di prevenzione hanno nell’alimentazione sana e genuina uno dei punti cardine; con questa iniziativa noi apriamo la strada ad un più vasto approccio curativo e preventivo che riguarda la tavola, la dieta, la conseguente prevenzione di tante patologie, ed anche la possibilità di accompagnare le terapie con alimenti di qualità provenienti dal territorio».
Ma esiste anche un altro risvolto della medaglia, sicuramente molto interessante, che Sandri riassume in questi termini: «Esistono importanti risvolti economici positivi per l’area di afferenza dell’ospedale perché, specie in un momento difficile dal punto di vista economico, si contribuisce anche a sostenere l’economia agricola locale. Mi auguro che l’esperienza possa allargarsi anche ad altre Usl e ad altri ospedali, perché da questa iniziativa riceveremo anche indicazioni preziose, scientificamente verificate e controllate, circa gli effetti che il benessere alimentare può avere nel rendere più efficaci le terapie sanitarie».
Commenti positivi per questo esempio di buona sanità arrivano anche dal vicepresidente della Giunta regionale Franco Manzato: «Chi si nutre bene, guarisce meglio. Legame tra qualità dei prodotti di territorio e salute è un principio che mi sforzo di ribadire in ogni sede: il consumo di prodotti veneti tutela i nostri agricoltori ma anche noi che li scegliamo, perché siamo sicuri della loro provenienza e caratteristiche, oltre che della stagionalità e della freschezza dei cibi. Insomma: con questo genere di azione si garantisce la redditività alle aziende locali e si incentiva la qualità intrinseca di ciò che consumano i pazienti ma anche il personale medico».
Non vanno dimenticati anche altri aspetti delle iniziative, cosiddette, a “chilometri zero” (sostenute dall’americano Al Gore), cioè: il risparmio economico che deriva dall’acquistare prodotti locali che, quindi, non hanno subito troppe intermediazioni (e rincari) e non devono percorrere lunghe distanze prima di giungere nei nostri piatti; a questo aspetto è legato quello del contenimento energetico che, grazie alla minor quantità di benzina utilizzata per i trasporti e grazie ad un ridotto uso di imballaggi, comporta una riduzione dell’inquinamento (tema che ci sta moltissimo a cuore).
Non c’è che dire, quello adriese è proprio un esempio da seguire e riprodurre in tutte le altre realtà sanitarie italiane ma non solo. È un esempio che ci ricorda che dei miglioramenti per la nostra vita possono partire dalle piccole cose e dalla nostra comunità locale.
Lazzaro Langellotti