Una recente ricerca condotta negli Stati Uniti ha dimostrato una elevata prevalenza di disturbi mentali tra le popolazioni colpite da pandemie di coronavirus.
La meta-analisi del team di ricerca sul COVID-19, la sindrome respiratoria acuta grave da nuovo coronavirus (SARS), e sulla sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS), ha in particolar modo rilevato che un adulto su cinque ha sviluppato disturbi mentali legati alla pandemia. La morbilità psichiatrica e il disturbo da stress post-traumatico sono in particolar modo stati i disturbi più diffusi tra la maggior parte delle popolazioni.
Questi disturbi si sono verificati più frequentemente tra gli adulti che hanno avuto un contatto diretto con l’infezione, seguiti dagli operatori sanitari e da coloro che sono finiti in quarantena.
La ricerca futura che esaminerà le sottopopolazioni più a rischio di disturbi mentali sarà la chiave per implementare gli interventi in modo equo e conveniente – afferma Matthew Boden del VA Palo Alto Healthcare System in California e colleghi.
Ad ogni modo, già in precedenza numerosi avevano documentato gli effetti negativi sulla salute mentale associati alle pandemie di coronavirus. Nel contesto di COVID-19, una revisione sistematica di questa letteratura potrebbe però fornire informazioni utili sulla prevalenza di diversi disturbi mentali che possono essere comuni tra le popolazioni colpite.
I fattori di stress correlati alla pandemia, le minacce e i traumi come l’esposizione virale, l’assistere a malattie o decessi, la mobilità limitata, la disoccupazione e la perdita economica sono tutti fattori che possono aumentare il rischio di disturbi mentali, e che dovrebbero essere fronteggiati tempestivamente.
“Gli adulti infettati e gli operatori sanitari, in particolare, possono subire eventi traumatici (ad esempio, trattamenti invasivi, assistere alla morte) che aumentano il rischio di disturbi post-traumatici da stress”, scrive il team.