Meglio non abusarne ma, se proprio ne abbiamo necessità, preferiamo quelli generici: stiamo parlando dei farmaci equivalenti, quelli che portano il nome del principio attivo (nimesulide, paracetamolo, ecc.) e, non essendo più coperti da brevetti, hanno un costo decisamente più basso rispetto ai loro fratelli di marca, pur mantenendo le stesse identiche proprietà.
Dal 15 aprile, acquistare i farmaci generici di fascia A (quelli rimborsati dal Servizio sanitario nazionale), converrà ancora di più: grazie ad una manovra varata a fine marzo dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), infatti, il loro prezzo sarà scontato fino al 40%.
Si tratta di un’operazione fortemente voluta dall’Agenzia e operata in base al confronto con la media dei prezzi europei, da cui emergeva che nel nostro Paese i medicinali equivalenti erano di gran lunga più cari. Il taglio dei prezzi di listino ha riguardato 4189 farmaci tra cui Aulin (che passa da € 2,60 a € 2,36), Oki (da € 3,43 a € 2,84), Brufen (da €4,49 a € 3,72) e Voltaren (da € 5,31 a € 4,82): sul sito dell’Aifa trovate la lista completa più alcune indicazioni particolari per ogni tipo di farmaco citato (la ricetta necessaria, la casa farmaceutica, ecc.).
La manovra permetterà un risparmio per lo Stato di 830 milioni di euro all’anno, mentre per il 2011 si parla già di oltre 600 milioni: “Siamo riusciti a portare a casa la manovra – afferma Guido Rasi, direttore generale dell’Aifa – anche con qualche risparmio in più rispetto agli obblighi di legge”. Sono stati infatti tagliati dell’8% anche i prodotti il cui costo era in linea con quello degli altri paesi, mentre gli unici farmaci che non hanno subito modifiche sono quelli che già costavano al di sotto dei 2 €. Includendo tantissimi medicinali di uso comune, come antibiotici e antinfiammatori, il taglio dei prezzi sarà vantaggioso anche per i cittadini e le loro finanze, cosa non da poco in un momento come questo.
Ma non tutti sono soddisfatti: a lamentarsi sono soprattutto le case e le associazioni farmaceutiche: Assogenerici (Associazione nazionale industrie farmaci generici) sostiene che questo taglio porterà molte piccole aziende a sparire dal mercato e le fa eco Farmindustria, secondo cui “con livelli così bassi di rimborso, per riuscire ad avere un equilibrio economico è necessario andare a produrre in paesi che hanno costi inferiori“ e si ha quindi il rischio di veder scomparire anche qualche prodotto, oltre che le imprese.
Anche i sindacati di settore temono che la manovra porti le aziende a decentrare la produzione, e venga quindi accompagnata da una perdita consistente di posti di lavoro. I timori sono imputati al fatto che, a detta loro, il volume d’affari in Italia non è paragonabile a quello degli altri Paesi d’Europa e, quindi, i tagli non sarebbero comunque compensati da un aumento delle vendite.
L’Italia si trova comunque indietro rispetto all’Europa, dove i farmaci generici sono venduti ad un prezzo inferiore del 20-80% rispetto a quelli “di marca” e rappresentano in media il 50% del venduto (con punte del 70% in Germania), generando un risparmio di circa 13 miliardi di euro all’anno per i sistemi sanitari; nel nostro Paese, invece, il mercato potenziale dei generici è del 42%, ma quello reale non arriva neanche al 12%.