La discriminazione è umana, la tolleranza è animale: lo dimostra uno studio australiano sull’omosessualità fra gli uccelli.
La ricerca condotta dall’Università di Newcastle tra le oche selvatiche ha dimostrato che quasi un quinto di tutte le coppie stabili è costituito da due maschi e non è un caso isolato: sono oltre 130 le specie di uccelli note per avere relazioni omosessuali occasionali.
Questo comportamento ha stupito gli studiosi che ipotizzavano, ragionando in termini evolutivi, che le relazioni tra individui dello stesso sesso riducessero le possibilità di riproduzione: ma questa teoria è stata smentita.
Sembra, infatti, che quando le responsabilità della famiglia sono equamente divise tra maschio e femmina, gli individui tendano a occupare il “tempo libero” per instaurare relazioni con volatili dello stesso sesso oltre che con uccelli di sesso opposto, mantenendo uno standard di riproduzione nella media.
In particolare, gli uccelli maschi sono soliti avere flirt con altri individui dello stesso sesso. Le manifestazioni di omosessualità vanno dal corteggiamento elaborato tramite contatti genitali alla scelta di convivere per crescere la prole.
Si è osservato, infatti, che in alcune specie gli uccelli omosessuali formano delle vere e proprie famiglie allevando i nuovi nati, avuti da partner esterni alla coppia, e convivendo per diversi anni.
Nel 2007, il biologo Geoff MacFarlane, dell’Università di Newcastle, in Australia, ha dichiarato che il comportamento omosessuale maschile è più frequente nelle specie di uccelli poligami, dove il maschio ha anche rapporti con altre femmine e che il comportamento omosessuale femminile sarebbe più frequente nelle specie monogame, laddove è il maschio a prendersi cura dei piccoli.
Lo studioso con il suo team ha analizzato 93 specie di uccelli con attitudini omosessuali, le cui manifestazioni vanno dal contatto dei genitali alla scelta della convivenza, e ne ha rilevata una manifestazione pari al 5%, dimostrando inoltre, la correlazione tra l’organizzazione di un determinato gruppo e il comportamento omosessuale.
Secondo l’indagine in alcune specie non sono entrambi i partner che si occupano dei piccoli e quando è la femmina a occuparsi dei piccoli, il maschio ha la possibilità di relazionarsi con uccelli non solo del sesso opposto ma anche dello stesso sesso.
MacFarlane spiega che dietro i comportamenti degli uccelli si celano dei significati antropologici di organizzazioni dei gruppi.
Le attitudini omosessuali non farebbero altro che rafforzare la collaborazione e l’identità sociale del gruppo, aumentando l’aiuto reciproco nei periodi di difficoltà oltre che favorire la difesa del territorio.
Anche tra gli uccelli le relazioni sono alla base dell’organizzazione sociale, ma, non esistendo il pregiudizio, questi vivono con maggiore libertà.
Lorenzo De Ritis