Il governo sembra essere intenzionato a una chiusura totale del Paese se la curva epidemiologica continuerà a salire nei prossimi giorni. Insomma, l’ultimo Dpcm potrebbe non bastare e, in fondo, occorrerebbe attendere forse troppo tempo per poterne valutare l’effettiva utilità. E così l’esecutivo guidato dal premier Conte, preoccupato dal deteriorarsi della condizione sanitaria in tutte le regioni della Penisola, starebbe valutando in questi giorni di introdurre misure ancora più severe.
In ogni caso, per il momento non è stato deciso nulla. Come ricordano diverse fonti di stampa, all’interno del governo sembra esserci una spaccatura piuttosto netta tra chi vorrebbe una maggiore severità immediata e chi invece vorrebbe procedere con maggiore cautela.
Tra le due sponde, però, giorno dopo giorno acquisisce maggiore forza la prima, che vorrebbe ambire a un lockdown generalizzato di un mese per poter cercare di effettuare un “reset” utile per alleggerire la preoccupante situazione degli ospedali italiani, con particolare riferimento alle terapie intensive, che potrebbero tra qualche settimana arrivare a saturazione.
Se così fosse, sarebbe un grave scivolone delle misure appena intraprese, con il meccanismo scientifico della ripartizione in aree rosse, arancioni e gialle che vedrebbe la sua fine ancora prima di aver manifestato la sua presunta efficacia. È anche per questo motivo che il premier non vorrebbe accelerare verso un lockdown, dando invece il giusto tempo a tale processo di evidenziare i propri effetti.
È anche vero che i dati degli ultimi giorni preoccupano sempre di più. La percentuale tra tamponi e positivi è ad esempio salita oltre il 17% ma, anche in questo caso, è in linea con le previsioni sulle curve, dalle quali si attende una crescita più debole proprio a partire da oggi. Dunque, in tal senso, il 15 novembre potrebbe essere momento utile per fare un punto sulla previsione, corretta o meno, delle curve. Se i dati dovessero peggiorare e distanziarsi di gran lunga dalle stime, allora lo spettro del lockdown totale si farebbe sempre più concreto.
Dunque, tutto è ancora in ballo. In un contesto nel quale, però, è molto difficile non cedere al timore di un definitivo sovraccarico del sistema sanitario nazionale.