Adesso lo possiamo dire ad alta voce, fiere e decise: anche a noi donne piace l’avventura occasionale, il sesso di una notte, l’incontro mordi e fuggi.
A decretarlo, ricerche e studi alla mano, è Terri Conley, psicologa dell’Università del Michigan, che volendo indagare i comportamenti sessuali ed evolutivi del genere umano, ha ripreso una vecchia ricerca condotta da Russell Clark ed Elaine Hatfield.
La tesi di partenza, correva l’anno 1989, era che ci fosse una sostanziale diversità tra uomini e donne: mentre il maschio non rifiutava le avances sessuali, cosa di cui tutte le donne del globo erano a conoscenza e che hanno usato per turpi scopi come quello di ottenere un elettrodomestico nuovo, una convivenza o perfino un matrimonio, le donne, più prudenti, più inibite, o anche solo più furbe, preferivano evitare il rischio e rifiutare le avventure di una notte.
Le cose, ora, sono cambiate, afferma la psicologa americana. Le donne del ventunesimo secolo sono disposte ad accettare un fugace incontro con la consapevolezza che non sarà nulla più che una notte di passione. Anzi, a volte vanno in cerca solo di quello.
Siamo arrivate alla parità? Non proprio.
Non si illudano i maschi e non si facciano distrarre dall’abilità teatrale che una femmina riesce a sfoderare fra le lenzuola. Per le donne il primo incontro erotico è comunque un’esperienza poco appagante, soprattutto se non c’è un forte coinvolgimento emotivo.
Non c’è molto da fare e non è colpa di nessuno. Bisogna prendersela con madre Natura, che ha creato le femmine complesse e le ha rese difficili da accontentare.
Nonostante siano consce del fatto che, molto probabilmente, il rapporto sessuale non sarà un granché, perché quasi sicuramente sprovvisto della componente tenera, che è quella che rende un incontro erotico un’esperienza indimenticabile, le donne scelgono di provarci lo stesso, di abbassare le loro pretese fino al limite del “vabbè, ha un bel lato B, anche se è noioso come un discorso politico, me lo porto a casa lo stesso” e di cercare partner per una sola notte.
La ragione? Variare persona ci fa pensare, in modo del tutto irrealistico, di annoiarci un po’ meno.
Cioè, se la media delle persone che incontro è così deludente, meglio tenerli per una notte sola, sperando in un miracolo, che rischiare di trovarseli a gironzolare per casa in mutande, con birra in mano e pretesa di gustarsi il derby mentre trasmettono Dr. House.
Se è vero, dunque, e in questo diamo perfettamente ragione alla psicologa americana, che per le donne il rapporto con l’avventura di una notte è cambiato completamente, è anche vero che anni di visione di Sex and the City e di prediche sul sesso gioioso e libero fatte da Samantha Jones, poco possono agire sulla complessa struttura emotiva che presiede al piacere di una femmina.
Come dire, abbiamo capito di aver diritto all’orgasmo. Abbiamo capito che non c’è bisogno di essere innamorate di un uomo per ruzzolarci con lui nelle lenzuola. Abbiamo capito che far sesso come gli uomini, senza metterci di mezzo i sentimenti, è una cosa che abbiamo la facoltà di fare.
Ma sappiamo anche, in una piccola parte del nostro cervello, che la parità con gli uomini non significa annullare le profonde differenze che ci rendono complementari.
Non è che se usiamo un linguaggio colorito da scaricatore portuale, con parolacce, insulti e qualche bestemmia, allora diventiamo più libere e meno soggiogate.
La femminilità è una risorsa preziosa, per la singola donna e per la società, perché include valori fondamentali, che all’uomo difettano e senza i quali il mondo sarebbe veramente triste. È bello avere la possibilità e la libertà di agire nel modo che ci appare più appropriato, in quel momento. È bello comportarsi come un uomo e sfogare istinti e pulsioni, se è ciò di cui abbiamo bisogno.
Ma è ancora più bello vivere la propria femminilità con la consapevolezza di quanto piacevole la condizione della donna possa essere.
Fiammetta Scharf