“C’era una volta una donna chiamata Cenerentola…”. Ma oggi non più.
“Stava sempre in casa, la puliva a dovere e si occupava perfettamente del marito e dei figli”. Del resto, tutta la sua vita finiva lì. La non-favola di molte donne avrebbe potuto cominciare così. Le nostre nonne, zie e parenti varie, spesso si dovevano limitare a una vita fatta di faccende domestiche, pulizie e accudimento della prole. Non che la cosa non sia onorevole, intendiamoci, ma dovrebbe essere una questione di scelta e non di imposizione.
Fino a una cinquantina d’anni fa, il lavoro femminile era un dovere riservato solo alle più povere, mentre le signore si beavano dello status e del denaro del marito, che garantiva casa e benessere. A parte meritevoli eccezioni, raramente una donna poteva realizzarsi nel lavoro.
Oggi le cose sono mutate. Persino in Italia, dove i cambiamenti hanno bisogno di cicli planetari complessi per potersi verificare, la maggioranza delle donne ha una propria attività. Stiamo conquistando ogni settore lavorativo possibile: dalla politica, alla magistratura, al commercio, all’industria e persino la cultura, anche se con una certa timidezza.
Certo, se messe a confronto con quelle di altri stati, quali la Svezia o i paesi del Nord Europa, le nostre percentuali fanno sorridere. Ma si sa, noi siamo il Bel Paese, cerchiamo l’allegria in ogni cosa. Come ha reagito l’altra metà del cielo alla profonda mutazione della condizione della donna? L’uomo ha visto la sua compagna modificarsi radicalmente. Ora siamo lavoratrici, donne in carriera, capi, manager rampanti. Facciamo tutto ciò che fanno gli uomini e guadagnamo quanto loro. Qui sorge il problema, perché finché si tratta di passare del tempo fuori casa, in genere qualsiasi uomo è contento.
Ma se vi siete imbattute in un compagno insicuro e poco affermato nella professione, difficilmente prenderà con gioia il vostro stipendio doppio, i vostri orari continuati fino alla sera e i supplementi notturni per “sbrigare l’ultima cosa, così domani sono a posto e non ho lavoro arretrato” e “me lo ha chiesto il capo, non potevo certo rifiutare“.
Il problema, a parte rari casi patologici, non è tanto quello del lavoro, che è generalmente ben tollerato, specie se assunto a stomaco pieno, ma quello del reddito, che sembra essere capace di provocare vere e proprie crisi di virilità.
È vero che ci sono uomini che amano farsi mantenere dalla propria donna. Ma, di solito, hanno venticinque anni di meno, un viso bello e maledetto e un fare affascinante. Parlano con proprietà, vestono con cura, hanno calzini lunghissimi e senza buchi, camicie stirate dalla mattina alla sera, scarpe perennemente pulite, un profumo provocante, sanno fare compagnia e collezionano amori tormentati e ricchissimi, con signore già impegnate e ricolme di denaro.
Se il vostro lui non è George Peppard, indimenticato protagonista di Colazione da Tiffany e voi non passate le giornate suonando Moon River sulle scale, è difficile che le cose cambino e lui si trasformi nell’uomo che lavora e che vi assicura un futuro. Anche se avete la faccia di Audrey Hepburn.
Se la gara delle buste paga non ha vincitori perché finisce in pareggio, allora, forse, potete stare tranquille. Con i prezzi delle case e il costo della vita così alto, il vostro principe azzurro sarà ben contento di vedervi sparire in un ufficio per otto o nove ore. Soprattutto quando arrivano le bollette. Sembra che l’identità profonda del maschio, così delicata in altre circostanze, resista egregiamente al pagamento rateale. Sarà affranto, distrutto, ma capirà che se siete voi a pagare il mutuo, in fondo, è per il bene di tutti e due. Vi lascerà fare, con il cuore in pezzi e la dignità intatta, perché è un cavaliere.
Se, invece, il vostro lavoro è decisamente meglio remunerato del suo e lui non fa il gigolò di professione, allora andate incontro ad alcuni rischi. Potrebbe anche decidere di lasciarvi, punto nel cuore dell’estratto conto. Le ultime ricerche, però, dimostrano che gli uomini sono diventati più tolleranti e che è più probabile rimanere uniti anche nel caso in cui lei lavori. Sembra insomma, che ci siano più possibilità per le donne.
Che gli uomini ci stiano venendo incontro? Stanno cominciando a comprendere la profonda rivoluzione culturale delle donne? O hanno solo dato un occhio alle bollette attaccate sul frigo?
Fiammetta Scharf